La Disfida
di Ravola
Questa
storia molto nota a Tilea racconta di come i tileani misero fine alle ambizioni
dei duchi bretoniani che volevano acquisire terra in Tilea. Alle pendici dei
Monti Irrana ci furono diverse battaglie senza vincitori combattute tra nobili
bretoniani e mercenari al soldo del principe di Miragliano. Questa versione
della storia è stata trovata nella biblioteca di Miragliano.
Preoccupato
di far rispettare i confini del suo principato agli arroganti duchi bretoniani,
il principe di Miragliano offrì una tregua. I bretoniani accettarono di
incontrarsi, sperando di guadagnare qualcosa intimidendo il principe col potere
della loro cavalleria. Il luogo di incontro fu la piccola cittadina di Ravola,
il primo insediamento sul versante tileani dei monti e uno dei luoghi ambiti
dai bretoniani per via dei suoi eccellenti vigneti, anche se tutta la
popolazione stava fermamente col principe.
La
delegazione bretoniana era composta da molti orgogliosi e splendidi cavalieri
accompagnati dai loro seguiti e molti araldi dotti delle leggi feudali del
proprio paese. Il principe, che era accompagnato da una schiera di mercenari
egualmente eccellenti, diede loro il benvenuto. Seguirono numerosi giorni di
banchetti e danze prima di iniziare le discussioni serie.
A
tal punto arrivava la prepotente arroganza dei bretoniani che uno di essi,
chiamato Barone du Bors, dichiarò che i bretoniani erano cavalieri migliori dei
tileani e così i tileani potevano solo consegnare Ravola e farla finita!
Sentito
ciò, il capo dei Venatori mercenari chiamato Etto "il Feroce",
divenne furibondo e sfidò i bretoniani a una giostra, velocemente imitato dal
resto dei Venatori che si alzarono e lanciarono le proprie sfide personali. I
bretoniani accettarono col loro tipico fare da spacconi. Il nobile bretoniano,
certo che i suoi cavalieri avrebbero disarcionato tutti i tileani, offrì in
palio, se i tileani avessero vinto il
torneo, la sua rivendicazione su Ravola. Il principe, sempre pronto a fare
scommesse e conscio che la fortuna spesso aiuta gli audaci, accettò.
E
così si prepararono per fare una giostra a Ravola composta da sette Venatori
contro sette cavalieri bretoniani. Gli araldi spiegarono le regole ai tileani
che non erano familiari coi costumi di Bretonnia. Questi stabilirono il divieto
dell'utilizzo di armi incantate di qualsiasi tipo.
Il giorno
seguente i bretoniani e i tileani si fronteggiarono, gli uni contro gli altri
sul campo di Ravola. Poiché qui le donne bretoniane erano pochissime, il
padiglione era pieno delle bellissime signore di Ravola e Miragliano che erano
venute a vedere lo spettacolo. Chiaramente i
bretoniani erano tanto arroganti e presuntuosi che insistettero nel
richiedere il favore di queste signore! Quindi accadde una cosa strana. Nel
momento che i bretoniani richiesero il favore gli fu concesso, ma non
sottoforma di veli o sciarpe! Ciò li mise in uno stato di benessere, tanto che
furono pronti a giostrare con maggior confidenza del solito.
Presto
iniziò la giostra. Per primo, tra lo sgomento dei compagni, fu disarcionato un
cavaliere bretoniano. Poi un altro e un altro ancora finché tutti non furono
gettati giù dai loro cavalli da guerra dai Venatori tileani. La giostra fu
combattuta con lance spuntate così che tutti i cavalieri bretoniani
sopravvissero e continuarono a sopportare l'imperitura vergogna e l'imbarazzo.
Uno
degli araldi bretoniani gettò un occhio sulle lance tileane ormai rotte.
Giratosi verso i Venatori urlò furioso che le loro lance erano più lunghe di
quelle bretoniane, a quel punto le donne tileani risposte dagli spalti
"Sì, lo sappiamo!", tutta la platea iniziò a ridere. L'araldo non
poteva sostenere che le lunghe lance fossero incantate, i bretoniani non
poterono fare nulla, se non fare bagagli e battere frettolosamente in ritirata
lasciando la scena della loro umiliazione. Da quel momento non ci sono state
ulteriori rivendicazioni bretoniane su nessuna terra di Tilea.
Voci
dicono che le donne tileane non volevano concedere nessun "favore" ai
cavalieri bretoniani ma Etto e il principe le persuasero con una richiesta che
non potevano rifiutare. Così fecero modo che i bretoniani fossero compiaciuti e
storditi dal fascino delle signore e non notarono che tutte le lance tileane
erano un poco più lunghe delle loro!
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