La Repubblica Viroclèa è
chiamata orgogliosamente "La Scintillante" dai propri cittadini, Viroclèa ha il suo nucleo su l'isola omonima ma si espande in un piccolo quanto potente impero marittimo. A sei chilometri e mezzo dalla costa ovest dell'isola si estende la
Terraferma, zona rurale culturalmente ed etnicamente viroclèa ma politicamente subalterna. A est si estendono invece le vere e proprie colonie, inglobate nella Repubblica, ma abitate solo da una minoranza di mercanti, soldati e amministratori viroclèi. Esse sono: Solarni e le isole Dorikòs.La religione ufficiale e maggioritaria è il
Boghismo Puro.Viroclèa è da sempre una città libera, non ha mai sperimentato la tirannia o la monarchia, che anzi disprezza fortemente. La repubblica è guidata da un
Doge, carica elettiva a vita, dagli ampi poteri ma fortemente limitato dal
Consiglio dei Saggi, una camera composta da trentacinque esponenti di spicco della Repubblica che possono proporre e votare leggi e ordinamenti. Di legge devono avere almeno trentacinque anni, almeno tre di loro devono essere nati sulla Terraferma, due a Dorikòs e due a Solarni. Secondo una nuova legge almeno uno di loro deve discendere da schiavi neri. Infine solo due terzi dei
Saggi possono essere membri di una famiglia di mercanti o esercitare loro stessi questa professione. Il simbolo di Viroclèa è il toro, di provenienza sconosciuta, è considerato però il simbolo più sacro, rappresenta lo Stato e il suo popolo, il Doge stesso porta un copricapo che ricorda la testa di un toro. Questo animale viene spesso scolpito (sia intero, sia solo il volto frontale) sui vari edifici pubblici e religiosi sia in patria che nelle colonie. Viene battuto sul dritto delle monete (sul rovescio c'è invece il ritratto del Doge). Viene sfoggiato anche su monili, anelli e medaglioni sia a scopo ufficiale (le cariche della Repubblica possiedono anelli e medaglioni in oro che li fanno riconoscere) sia a scopo estetico fra le signore, che per orgoglio e riconoscimento fra i mercanti in terre lontane, che a scopo apotropaico, in particolare dai marinai e dai soldati.Viroclèa è conosciuta per i suoi abili navigatori e per i suoi avventurosi mercanti. Esistono fondachi e quartieri viroclèi in molte parti del mondo conosciuto, gli affari più prestigiosi sono nelle loro mani, senza contare che molti di loro sono prestatori di denaro, per questo si tratta di uno Stato ricco e tecnologicamente all'avanguardia. Nelle isole più piccole intorno alla città ci sono le botteghe dei maestri vetrai, esse sono poste in luoghi circoscritti dal mare per poter domare facilmente gli eventuali, ma comuni, incendi. Gli oggetti in vetro viroclèo sono esportati in tutto il mondo conosciuto e sono universalmente simbolo d'elite per i più raffinati intenditori che possono permetterseli. Un altro vanto dell'industria viroclèa è la cantieristica navale. Le loro navi sono le migliori al mondo per qualità, velocità e resistenza, la flotta da guerra viroclèa vigila costantemente le acque del piccolo impero marittimo, scorta le navi mercantili e, di tanto in tanto, compie azioni corsare. I marinai viroclèi sono famosi per il duro addestramento che ricevono e per la loro astuzia.Nel centro della città, non molto lontano dal palazzo del Doge (
Il Palazzo Rosso), ci sono le università e i collegi. Qui si insegnano molte discipline per educare i rampolli della nobiltà o dei mercanti più ricchi. Tra le altre si insegna una disciplina segreta, al quale insegnamento solo pochi eletti possono accedere, la "
Creazione della Vita", una disciplina arcana che permette di creare costrutti formati da materiale inerte, ma capaci di eseguire gli ordini dei propri padroni. In ogni caso si insegnano anche discipline più comuni come architettura, ingegneria navale, lettere e i meno prestigiosi studi diplomatico-linguistici per preparare i funzionari destinati alle colonie.Nella zona portuale ha sede anche il quartier generale delle "
Compagnia del Mare", un'organizzazione fondata per occuparsi degli interessi dei cittadini della Repubblica all'estero. La Compagnia è composta da esperti di vario genere (avvocati, contabili, notai, etc.) e da militari di professione che, anche con la forza e le minacce, aiutano in modo disinteressato i propri concittadini. Sono comuni tafferugli fra i membri della Compagnia, che spadroneggiano, e gli eserciti stranieri dei paesi che si sentono in qualche modo aggrediti. Ma il commercio viroclèo è troppo importante per proibire la circolazione della Compagnia, solo raramente si hanno incidenti diplomatici risolti con la guerra o l'embargo.Per centinaia di anni l'economia agricola viroclèa della Terraferma si è basata sulla manodopera schiavile. I mercanti erano grandi importatori di schiavi neri, che compravano all'estero, ad esempio a
Misru, o catturavano personalmente nelle terre del Sud. Ci sono state tre grandi rivolte degli schiavi (1100-1102, 1409 e 1412), questi tre eventi conosciuti come "
Guerre Servili" hanno infine comportato l'abolizione della schiavitù, nello stesso anno dell'ultima rivolta, a opera del Doge Felice Furlanetto "Il Magnanimo", che governò dal 1402 al 1420. Malgrado l'abolizione e l'inserimento degli ex-schiavi nella vita civile e politica, molti di essi compiono ancora i massacranti lavori precedenti per poter sopravvivere, anche se formalmente ora sono uomini liberi la maggior parte di loro non possiede niente oltre alla propria forza lavoro. Molti di loro sono entrati nell'esercito, oppure vivono di espedienti, o sono diventati banditi, o ancora si sono dati alla pirateria e alla professione mercenaria. Fra i viroclèi bianchi c'è un forte pregiudizio nei confronti dei neri, pochissimi di loro hanno fatto fortuna, ma l'esercito è stato e continua ad essere una grande opportunità di ascesa sociale. Ad oggi i neri che hanno fatto parte del Consiglio dei Saggi sono stati quasi tutti militari.
Variante dello stemma di Viroclèa ad utilizzo di stendardi e drappi. (Questa versione stilizzata e bicroma è più facile da cucire).
Che sballo: ora so cose nuove!!!
RispondiEliminaGrazie mille per il commento... :-D
CIAO!!!
Grazie di essere psssato Davide ;). Mi fa sempre piacere.
RispondiEliminaCiao!
Quindi stai difatto creando un'ambientazione basata su Portal... Mi sembra una buona idea, potresti espanderla e creare un sandbox molto interessante.
RispondiEliminaHo intenzione di creare una specie di sandbox. Il concetto stesso dei portali lo vuole agevolare. Descriverò popoli e Stati ma tanti saranno i luoghi inesplorati e niente vieterà di aggiungere popoli, razze, mostri, magie e oggetti provenienti da altre dimensioni in qualsiasi luogo e momento.
RispondiEliminaPer ora sto mettendo insieme idee che ho in testa da anni, mi sembrano buone e voglio scendere in alcuni dettagli di solito bistrattati dalle ambientazioni per gdr. Vorrei creare una religiosità più credibile e complessa, usi e costumi peculiari e d'impatto. Anche se con Viroclèa l'ho fatto solo parzialmente (per staccare un po') il concetto di base è "rimescolare le carte", distruggere le mappe mentali. Prendo di base le culture umane, le modifico e le fondo con altre, quindi le applico ai vari popoli. Mi spiego: in Portal un popolo di razziatori nordici simili ai vichinghi razzia le coste e le valli di un luogo abitato da genti il cui rimando ideale sono i tibetani. Crea un senso di fuori posto, di fantastico, questo mi piace. Ho intenzione poi di prendere umanoidi tipicamente selvaggi e civilizzarli con culture complesse: i minotauri sono teocratici e hanno una raffinata teologia manichea dualista. I No Batto sono anchilosauri umanoidi con una cultura che rimanda al Giappone feudale, i criminali vengono esiliati e gli viene tagliata la coda. Per i pusa (uomini gatto) ho mischiato aspetti culturali presi da popoli dell'India a quelli ebraici ad altri completamente inventati. Mi piace, e spero che piaccia anche a te, uscire dal luogo comune :)
Ciao.