sabato 6 agosto 2011

Isole Dorikòs

Sempre per Viroclèa ecco la seconda colonia: Dorikòs.

Dorikòs è in realtà il nome dell'isola più grande e importante della colonia, da essa dipendono altre isole e isolette sparse anche a svariati chilometri di distanza. Le isole secondarie più importanti sono: Foteinà, Stòlos, Kòta e l'arcipelago di Màvros.

La religione maggioritaria è il Boghismo impuro (o più correttamente "Boghismo Antico"). Le isole sono diventate possesso di Viroclèa in periodi differenti. L'arcipelago Mavròs è stato annesso durante la seconda guerra Viroclèo-Fragmata per l'indipendenza di Solarni, nel 1215. Kòta, Stòlos e altre isole minori sono state annesse sconfiggendo tiranni locali rei di aver derubato e massacrato dei mercanti viroclèi fra il 1308 e il 1323. L'Impero di Fragma nello stesso periodo si annetté le isole Foteinà, Dorikòs e altre isole minori. I diplomatici delle rispettive nazioni si accordarono per spartirsi il territorio senza degenerare in scontri armati, le trattative andarono a buon fine nel 1314. Nel 1399 scoppiò la terza guerra Viroclèo-Fragmata, il casus belli furono una serie di debiti non pagati da parte dell'Imperatore di Fragma, che aveva acquistato navigli da un importante mercante viroclèo. Probabilmente Viroclèa falsificò i documenti degli avvenuti pagamenti allo scopo di fare guerra. Solarni invase Fragma via terra, Viroclèa via mare, mentre le sue lunghe coste furono vessate dai razziatori solarnici, viroclèi e mercenari che devastarono decine di villaggi. Malgrado l'esercito fragmita respinse i solarnici, ben presto dovette cedere sotto la pressione marittima. Il colpo mortale fu lo sbarco di armate viroclèe che saccheggiarono la capitale di Fragma per tre giorni e tre notti con grandi stragi e ruberie. La guerra finì nel 1402, Viroclèa si prese le isole dapprima assegnate a Fragma dal trattato del 1314, alcuni sgravi fiscali e la concessione di fondachi e interi quartieri all'interno delle maggiori città marittime di Fragma.Nel 1409, sulla scia delle rivolte degli schiavi neri che mandarono in subbuglio la Repubblica di Viroclèa, le isole si ribellarono. Alcune elevarono alla dignità regale tiranni e leader locali, altre si misero nelle mani dell'Impero di Fragma. Questa disunità le condusse facilmente alla sconfitta. Appena domata col pugno di ferro la rivolta degli schiavi, gli eserciti viroclèi si mossero verso le isole. Le armate di Fragma decisero di smobilitare tradendo profondamente gli isolani che ricordano questa vicenda con grande rancore.Le isole di Dorikòs hanno un clima piacevole, con fertili pianure e coste pescose. Si coltivano l'ulivo e la vite e si producono un buon vasellame e del buon cordame navale.

L'isola Dorikòs, abitata dai dorici, è la più opulenta e pacifica, i suoi abitanti sono gente tranquilla e industriosa. Dediti al commercio e poco alla guerra, sono però bravi navigatori e sanno difendersi con astuzia dai pirati. L'isola è conosciuta per le sue cave di pietra calcarea, con questo materiale sono stati costruiti gli antichi templi pagani tutt'oggi utilizzati come chiese di Bog. Gli antichi sacerdoti vestivano di bianco e indossavano una maschera di giada e d'oro. Questa usanza è stata ereditata dai sacerdoti boghisti, un retaggio pagano contro il quale il Patriarca di Fragma si è più volte scagliato. Gli antichi adoravano divinità a forma di serpente, tutt'oggi scolpite in colonne e architravi.

Le genti vestono prevalentemente di azzurro e rosso, portano larghi cappelli per ripararsi dal sole e di solito capelli lunghi per entrambi i sessi. Non usa girare armati, sebbene non sia vietato, gli stranieri armati sono controllati a vista.Sull'isola c'è la Sede Generale, dominata da un Bailo viroclèo e dai suoi consiglieri. Da qui si governano tutte le isole. I funzionari, anche di alto grado, sono quasi tutti locali poiché la fedeltà a Viroclèa è solida e constata, tanto che all'ingresso del porto della città di Terastìos capeggiano le sculture di due enormi tori di bronzo eretti su colonne di pietra grigia.L'isola mantiene una scarsa milizia terrestre (interamente composta da truppe appiedate) da richiamare in caso di guerra, visto che devono provvedere loro stessi all'armamento, almeno la metà di possiede solo una clava o una frombola. Diverso è invece per la flotta, dove un nucleo permanente di fanti di marina riceve un addestramento migliore e uno stipendio tale da permettersi un degno equipaggiamento. Questi fanti combattono seminudi o comunque poco corazzati, usano però scudi e schinieri di bronzo, a volte elmi dello stesso materiale. Preferiscono spade, lance, tridenti, archi e frombole. Gli scudi sono spesso smaltati col simbolo della testa di toro per sfoggiare la propria fedeltà verso Viroclèa.

L'isola di Foteinà, anch'essa abitata dai dorici, è la più vicina a Dorikòs, posta alcune decine di chilometri verso sud-est. È particolarmente legata all'isola più grande della quale fu colonia di insediamento. Le due popolazioni sono molto legate, sebbene Foteinà sia più povera e subalterna. Si tratta di un punto di raccordo con le isole più a est, per questo possiede porti protetti e attrezzati per riparare navi e dare alloggio a guarnigioni. Da qui partono molte azioni di pirateria e di anti-pirateria, per questo è presidiata da un contingente viroclèo permanente. La fedeltà verso Viroclèa è meno marcata rispetto a Dorikòs, i cui abitanti vengono spesso bonariamente derisi. Sull'isola è presente un'antica comunità di mercanti cinocefali indipendenti, che sono però malvisti perché legati tradizionalmente a Fragma. L'isola fu devastata come ripercussione al passaggio da parte viroclèa da un gruppo di mercenari nordici al soldo di Fragma, durante la terza guerra viroclèo-fragmata. La metà dei suoi abitanti fu uccisa o venduta agli schiavisti, l'economia locale subì un tracollo dal quale deve ancora del tutto riprendersi.

Ancora più a sud est, lontana dalle altre due, vi sono Stolòs e Kòta, due isole gemelle unite e protette da scogliere affilate che sono l'incubo dei naviganti. Queste due isole hanno un passato di rivalità e di continuo scontro militare, oggi stemperato dal medesimo dominio politico e dai matrimoni misti. Sono abitate dal medesimo popolo, quello degli ificrati. Si tratta di un popolo di pescatori e pastori, bellicoso e schivo. Vestono pelli di pecora e portano berretti frigi, utilizzano elmi a falda larga senza paraguancie o paranaso, ma al contempo non limitano la vista e l'udito, pur proteggendo le orecchie dai colpi inferti dall'alto. Sono abili nella guerriglia che praticano utilizzando giavellotti con grande maestria, tanto che si può dire essere l'arma tradizionale del luogo. Utilizzano scudi di legno rivestiti di pelle a forma di mezzaluna. Gli uomini portano capelli corti ma lunghe barbe e baffi, prediligono vesti semplici tinte coi colori della terra. Disprezzano l'edonismo e il lusso dei propri cugini dorici e fragmati. Vedono i viroclèi come profittatori senza scrupoli e non sopportano il loro dominio. Infatti ciclicamente ci sono rivolte e assassinii ai danni dei viroclèi e dei dorici considerati loro servi. Da queste isole vengono esportati formaggi, carne secca e pelli di pecora. La terra non è molto fertile ed è stata parzialmente desertificata dal bestiame. Malgrado viroclèa mantenga un contingente nella parte sud-ovest di Stolòs, altre zone del paese sono fuori controllo.

Esistono altri isolotti sparsi abitati da ificrati ma sono strategicamente ed economicamente marginali, e quindi sono rimasti indipendenti.

L'arcipelago Màvros è più vicino alle coste di Fragma che non a Viroclèa, troppo piccolo per avere vere e proprie città, è punteggiata da villaggi di pescatori ampliati da abitazioni e magazzini per i mercanti e i loro marinai. I mercanti viroclèi lo usano come avamposto per i commerci nell'area, è abitato da fragmiti e da ificrati emigrati durante periodi di carestia. È un luogo tranquillo, cosmopolita e tollerante. Brulica di genti più diverse nei mesi caldi ed è spopolato nei mesi freddi. È il luogo ideale dove ricettare la merce proveniente dalla pirateria e dove assoldare sicari e mercenari.

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