Vado avanti cercando di unificare il materiale per creare un'ambientazione organica e poter così completare un testo di riferimento.
È in questo luogo sperduto tra le vette che nasce l'idea dell'ambientazione di Portal. Si tratta del primo paese che ho immaginato e ho iniziato a creare.
Sheng Mu
Drappo della fortezza di Tshaya |
Capitale: Tshaya
Popolazione: 98% Dhong, 1% Kameng, 1%
Altri.
Governo: Teocrazie
Religioni: Keshav, sette ereticali
keshaviste.
Importazioni: Cavalli, cereali, cibo,
pietre preziose, prodotti finiti.
Esportazioni: Ceramiche, ferro, oggetti
d'arte, oro.
L'altopiano di
Sheng Mu è costituito dalle catene montuose più alte e impervie
dell'intero pianeta. Molti dei grandi fiumi che si irradiano per le
terre circostanti hanno origine qui. Sheng Mu è punteggiato da
innumerevoli piccoli villaggi sparsi tra i monti e le valli. Questi
villaggi dipendono da centri fortificati sede del potere teocratico.
Anche se i Gran sacerdoti (Mhuden), che sono i signori
assoluti delle fortezze, dipendono formalmente da un sacerdote
supremo chiamato "Illuminata Incarnazione di Keshav", di
fatto sono largamente indipendenti e spesso si fanno guerra l'un
l'altro.
Vita e società
Sheng Mu è una
terra di poveri pastori e montanari. La qualità di vita è molto
bassa e le carestie sono frequenti. Il cupo fatalismo e la
demoralizzazione sono sentimenti diffusi. Gli abitanti vivono ogni
giorno a tu per tu con la morte, fatto che si rispecchia nelle usanze
e nell'arte di questo popolo.
I dhong
(l'etnia che abita Sheng Mu) sono prevalentemente pastori stanziali
che praticano la transumanza e il lavoro stagionale in miniera.
Malgrado questo la cultura dhong risente fortemente del nomadismo
della steppa dell' Ulke, terra dalla quale deriva. I signori delle
fortezze sono tiranni senza scuproli che costringono la popolazione a
servire come manodopera per costruire i loro smisurati monasteri e i
loro sontuosi palazzi. La società laica è matriarcale, i matrimoni
sono decisi dalle anziane e sempre le anziane guidano i villaggi sul
piano politico e organizzativo. Malgrado questo, la vera classe
dominante del paese, quella sacerdotale, è invece totalmente
maschile. I monasteri femminili sono marginali ed esclusi dai centri
di potere.
La religione è
opprimente e domina ogni aspetto della vita, i sacerdoti hanno il
ruolo di giudizi e possono emettere condanne a detenzione,
fustigazione e morte, anche senza nessuna prova.
In talune zone
proliferano sette ereticali, ma il loro culto è rigidamente vietato
dalle autorità. Alcuni di questi settari si danno al banditismo e
hanno idee d'egualitarismo.
Quando una donna
sposa un uomo sposa anche tutti i suoi fratelli, la paternità non è
mai certa, la discendenza è matrilineare. Tutti questi uomini sono
chiamati indistintamente "padri" (jaja).
I dhong amano un
grosso mastino chiamato dzawa,
utile per far rispettare l'ordine nelle mandrie e per difendersi.
Questi cani sono diffusissimi e diventano veri e propri membri della
famiglia.
Caratteristiche
geografiche principali
I picchi rocciosi si stagliano innevati contro un cielo cilestrino.
Il paesaggio è aspro e inospitale, l'estate è beve e l'inverno
lungo e rigido. Il vento spazza le valli con una durezza fuori dal
comune, alcune zone più malagevole sono disabitate, altre non sono
mai state calpestate da piede umano.
Foresta Khara: Solo un
quarto di questa foresta è situata all'estremo ovest del paese, il
resto prosegue oltre i suoi confini. La zona controllata dalla
fortezza di Yadu non è che una striscia, il resto è nelle mani di
umanoidi malvagi, banditi, eretici egualitaristi e millenaristi. La
gente di Yadu è abituata a difendersi dalle scorrierie che
provengono da qui.
Lago Bae: Questo grande lago
di origine glaciale si trova al centro-sud del paese. Le sue acque
profonde e fredde sono pescose, ma in inverno gelano completamente.
Questo luogo è fonte di cibo e acqua pulita per un certo numero di
villaggi. In ogni caso gli umani non si avventurano mai sulla sponda
sud, dove vive un mostruoso popolo di uomini-serpente chiamato raka.
Queste creature si
vantano di discendere da un'antica civiltà e progettano di
conquistare l'intera Sheng Mu schiavizzando gli abitanti umani, che
considerano niente più che pedine da manipolare o bestie da soma.
Monti Chaza: Questa catena
montuosa è situata a est segna il confine tra Sheng Mu e la steppa
dell'Ulke. I chaza hanno le vette più basse e agevole del paese, per
questo sono sorvegliati militarmente giorno e notte da milizie abili
nella schermaglia e nelle imboscate. Dai suoi passi entrano i
mercanti di cavalli dell'Ulke che portano una merce rara e molto
apprezzata.
Monti Ngid: Questi monti
posti a nord segnano il confine tra Sheng Mung e Pemak, la striscia
costiera delle città-stato dei kameng.
In questa zona proliferano gli scambi tra i due paesi, che sono
culturalmente ed etnicamente vicini. I signori locali hanno costruito
varie strade lastrice e riscuoton regolarmente imposte dai mercanti e
dai viaggiatori. I banditi vengono repressi dalle milizie locali e
dai mercenari kameng, apprezzati per la loro spietatezza e fedeltà.
Monti Nama: Questi monti
situati nel centro del paese sono probabilmente i più alti e impervi
del mondo intero. Il culto keshavista li considera un luogo sacro,
luogo di nascita della loro divinità e dimora degli spiriti più
potenti. Sede di numerosi pellegrinaggi provenienti da ogni angolo
del paese, le pareti montane sono costellate da nicchie scavate
diligentemente che contegono statue, icone e iscrizioni. Le
mulattiere si inerpicano su pareti scoscese per collegare la strada a
numerosi monasteri pieni di reliquie e di antico sapere. Morire
scalando questo monte è considerata una chiave d'accesso al
paradiso, molti vengono qui in punto di morte. I loro cadaveri non
vengono toccati, in pochi giorni i condor li scarnificano
completamente lasciando solo le bianche ossa scintillare alla luce
del sole. Alle sue pendici si trova la fortezza-monastero di Tshaya,
la capitale di Sheng Mu.
Monti Shakia: Questi monti
posti a ovest e a sud-ovest confinano col regno nanico di Khatum. A
dividere i due stati c'è solo una vallata disabitata e coperta da
una fitta foresta dove riposano ancora i guerrieri morti in tante
schermaglie di confine. Questi monti hanno le strutture necessarie
per accogliere i mercanti nani, che portano anche le preziose merci
dell'Impero di Fragma. Alcune zone sono state invase dai goblinoidi
cacciati dai territori nanici, ma i potentati di Sheng Mu non
sembrano in grado di saperli sconfiggere una volta per tutte. I
mercenari nani sono sempre più richiesti per questo compito, ma
pochi di loro rispondono alla chiamata, preferendo invece combattere
per liberare i monti e le rocche della propria patria.
Luoghi
importanti
Il cuore di Sheng Mu è posto tra i fiumi Snytra e Itr'a.
Questa zona è la più fertile e popolosa dell'intero paese.
Hara: Grande fortezza che
domina i Monti Ngid. Il Mhuden
di Hara controlla tutti i commerci con Pemak e ne trae un grandissimo
guadagno. La sua fortezza è un centro di vita commerciale, è facile
incontrare diplomatici e mercanti che trafficano tra le sue vie e nei
suoi palazzi. I mercanti più importanti appartengono tutti alla
famiglia Janga,
un gruppo di truffatori che si è arrichito in tempi recenti. In
questa fortezza è presente anche un quartiere di kameng dove si
trovano alcuni fondachi. A pochi chilometri di distanza si trova il
fiume Mya, che scorre anche nella fortezza e nei villaggi principali
grazie a un'attenta opera di canali. I mercanti che vogliono
trasportare le merci con navigli leggeri ne solcano volentieri le
acque. Hara è il forte più aperto e cosmopolita di Sheng Mu, e se
questo significa che sono presenti alcuni kameng la cosa dovrebbe dar
da pensare sulla xenofobia del paese.
Carri di metallo grezzo e legname partono dai villaggi vicini ogni
primavera per arrivare qui.
Una milizia ben addestrata, supportata da gruppi di mercenari kameng,
sta sempre allerta per contrastare le invasioni dei temibili pirati
osberg da nord-est.
Khaga: Fino a poco meno di
settant'anni fa Khaga era solo un fortino di legno e pietra posto a
difendere i Monti Chaza dai nomadi dell'Ulke. La sua crescita è
stata poco razionale, ma svolge egregiamente la sua funzione, che è
prettamente militare. I nomadi che possono entrare nel paese sono
selezionati molto severamente, i mercanti di cavalli, con pochi capi
alla volta, possono entrare. Molti cavalli vengono acquistati dal
comandante locale che ha costituito l'unica milizia a cavallo di
Sheng Mu.
Il forte è supportato
economicamente anche dal Signore di Tshaya che si sente in dovere di
difendere il paese e che vuole controllare i movimenti di confine, ma
dipende direttamente dal Mhuden
dalla fortezza di Uelka.
Tshaya: La Grande
Splendente, la Città Santa. Sede del sacerdote supremo, "l'
Illuminata Incarnazione di Keshav", la "Sacra Eternità"
che è formalmente signore di tutti i Mhuden
di Sheng Mu ma che di fatto comanda soltanto su un'area limitata. La
fortezza è dissemianta dai tetti d'oro di raffinatissimi templi e
monasteri. Il suo lusso esiste grazie a un fiorente retroterra
agricolo, minerario e pastorale. Le miniere d'oro più importanti del
paese sono situate poco lontane da Tshaya. La cittadella della
fortezza è abitata da mercanti, sacerdoti, monaci e aristocratici.
La zona è anche un punto di snodo, i due villaggi di maggiore
importanza ( ) che dipendono dalla fortezza rappresentano un
raccordo economico e commerciale tra il nord e il sud del paese. Qui
si producono vestiti, granaglie, cibo e beni d'artigianato.
All'interno della fortezza lavora la quasi totalità degli orafi e
degli artisti del paese, che vengono ben remunerati e apprezzati. Lo
stile di Tshaya influenza un territorio che va ben oltre i confini
della terra dei dhong, l'arte di Pemak e del nord-ovest dell'Ulke gli
sono profondamente in debito.
Lontana dai pericoli e dalle
incursioni, questa fortezza è un luogo ricco di pace e di preghiera.
Tshaya è una gemma incastonata tra i Monti Nama. La cittadella è
difesa dalla guardia di palazzo del sacerdote supremo, la Prasha.
Uelka: Questa fortezza posta
al centro-est di Sheng Mu è atipica. La famiglia Phacha
la domina da generazioni attraverso i propri gran sacerdoti,
arroganti aristocratici estranei alla santità, anzi, spesso viziosi
e perversi. Il Mhuden
di Uelka controlla parte delle truppe di Khaga e difende i confini
del paese dai nomadi dell'Ulke. Il legname che viene prodotto e
lavorato a Uelka è esportato in tutta Sheng Mu, questa è la
principale fonte di ricchezza per la fortezza. Il suo popolo è
composto da pastori taglialegna che conoscono bene i boschi delle
valli montane. I suoi carpentieri sono rinomati e chiamati spesso
alla capitale per costruire opere più o meno importanti.
A sud alcuni villaggi si sono uniti
nella "Lega del diamante lucente", uniti da un profeta
chiamato Lhim Dah che predica la distruzione delle gerarchie,
l'egualitarismo e la divisione totale dei beni terreni, si sono
ribellati al potere del Mhuden di Uelka.
Sono quasi otto anni che stanno combattendo le sue milizie con
successo, tanto che ormai si sentono indipendenti per diritto. Molti
di loro continuano ad essere pastori e taglialegna, le loro tattiche
di guerriglia sono particolarmente efficaci contro i soldati
richiamati da Khaga per repimerli. L'enorme taglia posta sulla testa
di Lhim Dah ha attirato qui alcuni mercenari di etnia kameng, che per
ora si sono limitati a causare problemi ubriacandosi, saccheggiando
alcuni villaggi di keshavisti ortodossi e schermagliando con le
truppe di Uelka venute a riportare l'ordine.
Yadu: La peculiarità di
questa piccola fortezza dell'ovest è l'essere governata da un Mhuden
apertamente eretico. La setta dell' "Ordine del cielo" alla
quale appartiene il signore di queste terre e le èlite
aristocratica, economica, militare e sacerdotale tiranneggia su una
popolazione prevalentemente keshavista ortodossa. Malgrado gli
appelli alla distruzione che il sacerdote supremo di Tshaya ha
lanciata contro gli eretici di Yadu, la fortezza non ha subito nessun
attacco, del resto la sua posizione è di scarsa importanza
strategica e nessuno sembra intenzionato a rovesciare il potere con
una lunga e sanguinosa guerra. Lo status quo si è imposto e ormai da
cinquant'anni si susseguono Mhuden
eretici.
Yadu produce carbone e legname per
l'autoconsumo nella foresta di Khara, estrae ferro di non eccelsa
qualità dai monti vicini e tenta di controllare un territorio sempre
più conteso dagli umanoidi malvagi che razziano i villaggi e si
appropiano delle miniere.
Uomini e donne vengono addestrati
ad utilizzare i loro attrezzi agricoli per combattere, l'invasione da
parte di un esercito mercenario o keshavista ortodosso tiene sempre
allerta i potenti, ma di converso non vogliono armare un popolo
alieno che potrebbe ribellarsi contro di loro. La mancanza di un
forte potere egemonizzante di stampo religioso ha fatto impennare il
brigantaggio. La foresta di Khara pullula di bande armate, eretici
egualitaristi e keshavisti ortodossi che spesso si massacrano a
vicenda. Gli osberg che hanno osato avventurarsi qui immaginando un
facile bottino sono stati fatti scendere in profondità, quindi
accerchiati e massacrati da contadini armati di flagelli, pugnali,
mazze e bastoni, sbucati da chissàdove e abili come guerrieri. Da
quel giorno per loro è un luogo maledetto che evitano come la peste.
Religiosità: A Sheng Mu
vige la teocrazia della divinità assoluta Keshav. Questa cupa
religione fa della morte un momento di comunione con l'assoluto.
Esige che i cadaveri restino dissepolti, ne accetta l'evocazione
sotto forma di non morti per difendere i monti sacri. Le sue
rappresentazioni fanno spesso uso di immagini demoniache per ammonire
i fedeli e dei teschi per ricordare la caducità della vita terrena.
Il culto dei santi è molto
diffuso, alcuni di essi sono importanti alla stregue di divinità
parallele, ognuno con la propria area di competenza, sono pregati a
seconda delle necessità particolari.
Keshav è un dio che richiede
abnegazione, mortificazione e fede totale. I suoi sacerdoti sono (o
dovrebbero essere) vegetariani, astemi e casti.
Le correnti ereticali si rifanno a
testi apocrifi più o meno recenti o alla predicazione di profeti
millenaristi. Questi tentativi di rinnovare il culto di Keshav sono
spesso di stampo egualitarista e popolare. I complicati rituali e gli
assurdi dogmi della casta sacerdotale hanno generato un distacco tra
Chiesa e popolazione, che sempre più spesso vuole un culto a propria
misura.
I sacerdoti di Keshav evocano non
morti senza nessuna remore. Chi ha servito il dio in vita deve farlo
anche dopo la morte. I templi di questa divinità sono sontuosi al
limite dell'eccesso. I loro ori e le loro pietre preziose scintillano
ancora più forti in mezzo a una campagna agricola poverissima. I
monasteri, alcuni dei quali posti in luogo poco accessibili, sono
abitati da sacerdoti che hanno scelto una vita distaccata e lontana
dalla mondanità.
Vestiario: Gli abiti dei
dhong sono poveri e funzionali. Sotto alle pellicce per ripararsi dal
freddo gli uomini indossano tuniche pesanti strette in vita da una
cintura colorata. I montanari indossano anche cappelli di volpe. I
loro mantelli sono monocromatici o decorati a motivi geometrici. Gli
uomini più ricchi indossano camicie di seta e un mantello fermato da
una fibbia sotto il collo e decorato con motivi di animali
fantastici, leoni, cani draghi, o architetture. Il giallo zafferano è
un colore molto apprezzato. Le loro comode babbucce vengono filate
con l'oro. Le donne del popolo indossano abiti stretti a tubo
decorati con motivi geometrici, nei giorni di festa anche una stola
posta attorno al collo e decorata con nappe variopinte. Per cappello
hanno uno zuccotto con visiera anch'esso sormontato da una nappa di
seta. Ai piedi indossano babbucce decorate. Le donne ricche indossano
quotidiniamente abiti simili a quelli che le popolane indossano nei
giorni festivi, ma di fattura migliore e con decorazioni floreali e
animali "gentili" come farfalle, uccellini e pesci.
Esercito: Gli eserciti di
Sheng Mu sono composti da milizie popolari addestrate ed equipaggiate
in modo variegato. La lancia è un'arma molto comune per la sua
semplicità di fabbricazione e utilizzo. Le spade e gli archi vengono
portati solo dagli aristocratici e dai guerrieri professionisti, le
armature sono rare, le balestre completamente sconosciute. I
montanari e i pastori sono addestrati nell'utilizzo di fionde o
giavellotti, armi utili al loro modo di schermagliare nei boschi e
sui passi montani. La gente di Sheng Mu è più abile a fare
imboscate e attacchi mordi e fuggi piuttosto che battaglie in campo
aperto.
La milizia contadina di Yadu
utilizza attrezzi agricoli come flagelli, forconi e bastoni per
combattere con grande efficacia.
Nei momenti di grave pericolo i
sacerdoti keshavisti evocano scheletri non morti per supportare le
truppe in battaglia.
I mercenari di etnia kameng
arruolati dai signori delle fortezze sono guerrieri qualitativamente
migliori e meglio armati, fedeli ma spesso insofferenti alla
disciplina.
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