A proposito di questo
libro
Solo alcuni
punti che, credo, possano aiutare a fare
chiarezza:
- Questo
libro è gratuito e gratuitamente distribuibile.
- La
compatibilità con WFB non è il suo obiettivo. Questo lavoro è basato sulla
descrizione di Bretonnia presentata nel manuale di WFRP. Ciò che abbiamo messo
insieme è tetro, divertente e occasionalmente anche innovativo.
- Se non ti
piace qualcosa di questo libro, cambialo. È un tuo diritto creativo di farlo.
- Infine,
questo non è il mondo ufficiale di WFRP, ma soltanto quello del GameMaster.
Spero che ti
piacerà la nostra visione corrotta di Bretonnia.
Grazie.
Peter
Butterworth (Coordinatore del progetto).
Prologo
Di Rory
Naismith
'... e con un gran ruggito il drago cadde
esalando il suo ultimo respiro.'
Il lettore
fece roteare in aria il suo corto e lucente coltello, quindi lo conficcò nel
duro tavolo di legno. Fece un tonfo che, con un po' d'immaginazione, poteva
facilmente sembrare che avesse infilzato la gola di un drago. Un sussulto, che
ben si confaceva al loro fiato spezzato, sorse tra i tre ascoltatori.
Sentendosi fiero di se stesso, il lettore chinò lo sguardo sul libro e
proseguì. Quella sera si aspettava qualche spicciolo di apprezzamento dal
pubblico soddisfatto.
'Il prode Sir Agravain ricuperò e pulì la
sua spada, avanzò nella tana fetida e dal pavimento cosparso d'ossa. Lì, egli svincolò
la leggiadra e verginale donzella dai suoi orribili legacci, ed essa emise un
dolce gemito... '
'Ed essa cosa?' Chiese una voca
sgarbata.
Il lettore
ebbe un lieve sussulto, la sua immaginazione si arrestò bruscamente. L'avvizita
foresta di Sir Agravain e la sua dama svanirono dalla vista, lasciandolo seduto
a un tavolo scheggiato nella penombra, in una taverna puzzolente in una notte
fredda.
'Ed essa emise un dolce gemito. Questo è
quello che fanno le leggiadre, virginali donzelle quando vengono liberate da un
impavido cavaliere vestito con un'armatura scintillante.'
Arnaud,
l'oste, basso ma corpulento, incrociò le braccia e strinse gli occhi verso il
lettore. La sua faccia sfregiata dal vaiolo fece contorcere nel disagio il
giovane, mentre aspettava un qualche tipo di reazione. Alla fine Arnaud gnugnì
sommessamento di disapprovazione per esternare il suo più sincero parere,
controvoglia permise al lettore di continuare. Ma oramai la sospensione
dell'incredulità si era dissolta.
Gemiti,
dolcezza o altro non si sentivano dalle femmine dell'attività di Arnaud, ’Le Jardin d’Or’, e dal punto di vista
suo e dei suoi clienti abituali, il meglio era lasciato per la cucina e la
camera da letto. Quelle donne che venivano fatte entrare nella taverna erano
legate da una restrittiva, ma non scritta, regola del silenzio e del
rispettabile riserbo dalla conversazione tra uomini.
A modesto
parere del lettore le storie di cavalleria non dovevano essere criticate e
contestante. Chi era lui, o qualsiasi oste avvinazzato, per emettere critiche a cospetto del grande
Sir Agravain? Ma per aiutarsi a sfuggire dalle tribolazioni della vita
quotidiana e, forse, guadagnare qualche soldo in più, continuò, determinato nel
tentativo di salvare quanta più credibilità e spiccioli poteva.
'Ed essa emise un dolce gemito. Poi montarono
il nobile destriero di Sir Agravain e cavalcarono attraverso la foresta per tre
notti e tre giorni fino a che arrivarono dinanzi a un ponte angusto al di sopra
d'un profondo fiume. Ma prima di questo fiume si trovarono davanti...'
'Un cavaliere in armatura nera, forse?' tentò il soldato rasato che stava
accovacciato su uno sgabello alla sinistra del lettore. Indossava una cotta di
maglia e un pettorale fortemente consunto, un elmo ammaccato riposava sopra il
tavolo accanto alla sua coppa di vino.
'Può darsi' , rispose il lettore,
cercando di non rovinare ulteriormente la storia per gli altri, rischiando di
perdere tutta la paga a novella finita.
'Dovrai attendere e vedere.' Sorrise alla sua risposta perspicace e si
preparò ad andare avanti, ma fu nuovamente interrotto dal soldato, che si stava
allegramente e lentamente ubriacando col vino rosso pesante di Arnaud.
'Si vestono sempre di nero, i cavalieri
cattivi. Così che i cavalieri buoni possano riconoscersi tra loro e non
uccidersi a vicenda nelle storie.' Bevve un altro sorso di vino, poi iniziò
a parlare con un tono del tutto più serio e sobrio, i suoi occhi sembravano
essere fissi su una distante e nauseante visione.
'Se solo fosse così.'
'Se solo fosse così che cosa?' Chiese Jean Manger, l'alto e longilineo
contadino che veniva in taverna per spendere quelle poche monete che riusciva a
risparmiare (o forse, come il lettore sospetta, rubare alla moglie) ogni
settimana in vino e racconti di cavalleria.
Veniva ad ascoltare le avventre di Sir Agravain ogni settimana da quando il
lettore aveva iniziato, e avrebbe fatto del suo meglio a recitarle di nuovo per
i suoi figli: i leoni, le streghe e i cavalieri neri li terrorizzavano ogni
notte fino all'atterrito silenzio. Un uomo così buono e onesto che in Bretonnia
potrebbe essere trovato a lavorare i campi di qualsiasi signorotto.
'E quando i cavalieri cattivi non vestono
l'armatura nera?'
Il soldato
guardò di traverso il contadino, alla luce tremolante del fuoco il suo volto
sembrò essere smunto e afflitto. Guardò brevemente Jean, poi lo scheletrico e
imberbe lettore, quindi gettò uno sguardo intorno all'intero piccolo cerchio di
uomini che stavano ascoltando le famose e illustri avventure di Sir Agravain il
Puro.
'Ci sono cavalieri buoni? Ci sono mai stati
cavalieri buoni? Se uno dei cavalieri che ho conosciuto avesse scoperto una
donzella nella tana di un leone
l'avrebbe lasciata lì a marcire, oppure avrebbe mandato uno come me a uccidere
il leone per suo conto. E che gli dèi proteggano quella ragazza che viene
salvata da un cavaliere bretoniano.'
Le guance
arrossate dal vento di Jean s'imporporirono ancor di più per tale affronto al
suo eroe, ma il soldato lo zittì con uno sguardo di pietra e una mano alzata.
Era deciso a dire la sua.
'Se tu avessi visto le cose che ho visto io',
proseguì, 'la penseresti diversamente a
proposito dei nostri audaci cavalieri. Sono sempre spronti a riempirsi di
bottino - in oro e in donne - come un guerriero di ventura riscuote il soldo. E
questo non è tutto: sul campo di Charentaine li vidi calare sui loro stessi
uomini che erano fuggiti dinanzi al nemico, tagliare le loro gole come voi,
miei bravi amici contadini, potreste preparare un maiale per la vostra cena.
'Vuoi dire', iniziò Jean, chiedendosi se
avesse osato offendersi per la calunnia del veterano alla sua storia preferita
(la sua miglior scusa per sottrarsi alla moglie per una sera).
'Che tutte queste storie di cavalleria sono
fasulle?'
Prima che il
soldato potesse parlare di nuovo, una voce risuonò da un angolo della taverna.
fuori dal circolo degli ascoltatori. Era matura e distinta, un grido lontano
dal duro accento provinciale di altri visitatori de Le Jardin d'Or, era la voce di uno che conosceva la cavalleria più
dai libri e dai racconti che non dai sanguinosi campi di battaglia.
'Fandonie? Tu pensi di ascoltare fandonie?
Questo barbone d'un fantaccino pensa che le eccellenze del Regno non siano migliori
di lui, assassini a sangue freddo e mercenari?
L'irsuto
soldato si alzò a metà per affrontare il nuovo interlocutore mentre avanzava
lungo la stanza. Fino ad allora era stato seduto in silenzio in un angolo,
meditabondo giocherellava con un medaglione adornato di pietre preziose, che apriva
di tanto in tanto ed esaminava con le mani tremanti. Dopo un po' anche Arnaud
aveva smesso di prestargli attenzione. Era alto, magro e si muoveva con la
grazia di un ballerino. Un mantello scuro e caldo e un cappello a tesa larga,
entrambi insudiciati da un viaggio, lo nascondevano da occhi indiscreti. Gli
avventori pensavano che si fosse vestito così perché intenzionato a lasciare il
volto nascosto sotto un'ombra scura. Tutto ciò che si riusciva a vedere erano i
suoi occhi, occasionalmente brillanti alla luce. Il medaglione pendeva da una
piccola catena d'oro e, anche se ora stava infilata dentro la manica,
continuava a brillare intorno al suo polso.
'Osi insultarmi? Tu che stavi al caldo e al
sicuro mentre io versavo sangue in tuo nome?' ringhiò il soldato. Il vino
gli conferiva coraggio ed eloquenza. Gli altri videro un coltello nella sua
mano, non avevano dubbi che fosse solo uno dei tanti che portava occultati
addosso. Il soldato era pronto a scagliare la piccola lama sullo sconosciuto. Ci
fu un lampo improvviso e un ansimare di acciaio, il soldato cadde seduto
stringendosi la mano sanguinante, strinse i denti sopportando il dolore. Il
coltello cadde lentamente sul pavimento, l'affilatura lanciava riflessi nella
luce del fuoco. Nelle mani dello sconosciuto c'era uno stocco deliziosamente
bilanciato, sul bordo aveva alcune macchie di sangue fresco. Brillava di una
luce propria, gli avventori si resero conto che non era un'arma con la quale
scherzare, era, se non altro, il tipo di spada che Sir Agravain avrebbe potuto
brandire ai giorni nostri. Un Sir Agravain che si aspettava di combattere
duelli piuttosto che draghi.
Per un
istante tutto restò fermo e silenzioso, salvo le imprecazioni che il soldato
lanciava per la sua mano ferita. Poi lo sconosciuto fece un passo indietro e,
prendendo un fazzoletto di pizzo da una tasca, pulì la lama e la ripose nel
fodero sotto il mantello. Per un istante le buone vesti di seta dello sconosciuto
brillarono. Dopo aver fatto un passo indietro e aver lasciato che la solennità
della sua presenza colasse a picco, parlò di nuovo.
'Oh, per favore, non sentirti offeso,
robusto soldato. Non ho alcun dubbio che tu abbia ignorato tali irrisorie
ferite l'ultima volta che ti sei sbarbato. E sugli uomini del tuo genere che la
sicurezza del nostro Regno poggia fiera.Come stavo dicendo prima di essere
interrotto, pensi che un cavaliere che si rispetti si getti sui ranghi serrati
del nemico mentre ci sono altri a farlo per suo conto? Similmente a me, la
nobiltà di questa terra limita i suoi eccessi marziali ad allenarsi nella
scherma, alle giostre, oppure, se è avventurosa o temeraria, al duello d'onore.'
Lo sconosciuto
si fermò un momento, incitato da qualcosa che aveva appena detto , piegò
nuovamente la mano come se volesse raggiungere il medaglione nella manica. Si
fermo all'ultimo istante. Nessuno degli altri avventori osò parlare a
sproposito, l'uomo emanava un'aura di autorità che loro erano stati educati a
venerare, ma era chiaro che le ultime parole gli avevano risvegliato una
memoria triste. La cacciò in un attimo e finì in fretta
'E tu credi che la corazza di un cavaliere
possa resistere a palle di cannone, dardi di balestre, piombo di moschetti o a
colpi di spade e scuri ben assestati? Siamo tutti uomini di carne e ossa e
oggidì, in quest'epoca, le armature sono giustamente relegate ai cortei
sfarzosi e ai tornei per la gioia delle nobili signore. Queste attività sono
assai più regolamentate e la faccenda è più tranquilla di quanto si possa
immaginare, in parte perché non osiamo rischiare la morte o il disagio delle
eccellenze del Regno, e in parte perché le nobili dame si agitano e svengono
per via dei loro corsetti troppo stretti. Sei stato fortunato ad assistere a
una carica di cavalleria vecchio stile a Charentaine, sebbene se in
quell'occasione vi fu davvero un buon motivo per il quale portammo battaglia.
Vuoi ricordarlo, per piacere, o ti sfugge dalla memoria?'
Proferì
queste ultime parole con una nota di arroganza. Gli altri videro un'espressione
di dolore sul volto del soldato, come se si sforzasse a rispondere, intanto continuava
a cullare la sua mano insanguinata.
'Lo sai benissimo chi erano quelli che uccidevano
e riducevano a brandelli, damerino bastardo!
'Sì?' Rispose l'uomo alto mantenendo
saldo il controllo della situazione.
'Non furono i soli, ricordo. Anche voi
stavate uccidendo, facendo a pezzi, sparando, accoltellando e razziando inezie
dalle tasche dei cadaveri dopo la battaglia. Narra a questi ospiti contro quale
tremendo nemico combattesti fianco a fianco ai cavalieri del Regno, in una
battaglia essenziale per la sicurezza del Gran Reame di Bretonnia.'
Un rigidi
silenzio cadde sulla locanda, Jean, il lettore e Arnaud scrutarono insieme l'ancora
ignoto sconosciuto e il soldato. Notarono la mano dello sconosciuto muovere
poco a poco nuovamente verso l'elsa dello stocco. Le guance del soldato erano
rigate di lacrime mentre si sforzava a parlare.
'Erano contadini! Braccianti del signore che
servivo! Si ribellarono e uccisero un esattore delle tasse che aveva tentato di
prendersi tutto il cibo mezzo marcio che avevano messo da parte, e per questo
sono dovuti morire. Contadini bretoniani affamati e disperati costretti alla
rivolta da parassiti come te.' Il soldato si guardò lo sbigottito pubblico
e tacque. Nascose il suo viso tra le mani e inizò a piangere come un bambino.
Il lettore,
era soltanto un umile scriba non avvezzo a tali dure realtà, chiuse il suo
libro e lo posò sul tavolo. Lo guardò come se fosse velenoso. Per qualche
motivo non sentiva più giusto leggere quelle storie, gioire per le gloriose
gesta di uomini pronti a dare battaglia ai propri inermi e denutriti contadini.
Jean guardò
incredulo il soldato. Aveva sentito raccontare dalla sorella di sua moglie gli
eventi di Charentaine, ma da quello che aveva sentito i nobili scesero in
battaglia contro un pericoloso attacco perpetrato da spie straniere, o forse da
schiavi di una strega. Se quello che il soldato aveva detto era vero, allora
c'era possibilità, se un inverno rigido o un cattivo raccolto lo avessero
privato dal cibo sufficiente sia per soddisfare il suo padrone, sia per sfamare
la sua famiglia, che anche lui si sarebbe trovato così? Il solo pensiero lo
fece restare di ghiaccio.
'Noto che ho turbato il vostro divertimento',
disse lo sconosciuto guardando il libro sul tavolo e il soldato piangente. Il
medaglione ingioiellato tornò nella sua mano, ma lui ne sembrava inconsapevole.
'Ma ho voluto mostrarvi la verità, svelare
le bugie che nascondono queste storie gloriose e gli ornamenti scintillanti coi
quali noi signori ci mascheriamo.'
'Quello che stai dicendo è tradimento.
Perché ce lo stai dicendo?' chiese Arnaud, sempre prudente a proposito dei
problemi che avvenivano dentro la sua locanda.
'Cosa ci impedisce di andare fuori e
raccontare a tutti quello che hai appena detto facendo scoppiare un'altra
rivolta...' ed esitando un attimo aggiunse, 'Mio signore?'
'Ve l'ho detto perché devo dirlo a qualcuno.
Il senso di colpa e la coscienza devono essere soddisfatti in qualche modo, e
quest'opportunità è buona quanto un'altra.'
Gli mancò la voce, gettò i suoi occhi verso il basso per nascondere
completamente il suo viso.
'Una volta non mi importava nulla di te,
nulla di nessuno che stesse fuori dai muri della mia tenuta o dai perimetro del
palazzo d'Oisillon. Posso dire che ero felice? Se i ciechi sono felici per non
aver mai visto, allora io ero felice. Ma fu tre mesi orsono l'albore del mio
capire. Ero con te a Charentaine, soldato, non ricordi il nome dell'uomo che
servivi? Lo hai mai saputo?
Il soldato
lo guardò, l'odio nei suoi occhi. 'No.',
rispose. 'Non conosco il suo nome. Tutto
ciò che so è che mi ha pagato e che ho fatto il mio lavoro.'
Guardo alla
sua destra e alla sua sinistra incontrando le disgustate e incredule
espressioni degli altri avventori. Iniziavano a capire da soli quello che il
soldato aveva fatto: la sua faccia sembrava coperta di sangue.
'Pensi che io sia orgoglioso delle vite che
ho preso a Charentaine?' quasi gridò, non allo sconosciuto in particolare,
non ai tre spettatori, piuttosto a se stesso 'Cosa dovevo fare?'
'Tu', disse lo sconosciuto, più calmo
del soldato e con la voce quasi scevra dai sentimenti, 'Sei stato pagato per servire come hai servito. E questo cosa fa di
me? Fu il mio balivo a essere ucciso da quei contadini mentre eseguiva i miei
ordini. Assoldai dei mercenari per uccidere il mio stesso vassallo e ho anche
preso parte in prima persona al massacro. Mi sentivo... bene, sul momento, da
cavalcare e ridere e uccidere come un cavalieri dei tempi antichi. Cercavo di
convincermi che non erano persone quelle che stavo massacrando. Suppongo che la
celata della mia armatura ha fatto più che i bloccare i colpi del nemico.
Fintanto che indossavo l'armatura, cavalcavo il destriero e di tanto in tanto
faceva qualche patetico gesto cavalleresco, io ero l'ennesimo Sir Agravain e
nessuno poteva contraddirmi.'
La mano
guantata giocava freneticamente col medaglione, lo faceva ruotare frebbilmente
ora in un verso ora in un altro. Egli era inconsapevole di ciò che stava
facendo, ma gli altri inchiodarono i loro sguardi su di esso, cercando
qualsiasi scusa per non guardare in faccia lo sconosciuto. Notò che i loro
sguardi erano rivolti alla sua mano e rabbrividendo smise di giocare col
medaglione. I suoi occhi si spalancarono mentre sollevandolo lo osservava. Tirò
su il medaglione e mentre lo guardava da vicino una tenerezza nuova apparì sul
suo volto e per un istante il lettore credette di veder scintillare una
lacrima. Lo sconosciuto parlò ancora:
'Ma non è a Charentaine che il mio mondo è
morto, anche se è lì che ha iniziato a corrompersi. Per tutto ciò disprezzo me
stesso e le mie azioni passate. Mi sono trovato davanti soltanto parole di
elogio per la mia azione ferma e la mia audace schermaglia nella battaglia di
Charentaine. Col passare del tempo avrei potuto anche andare oltre e tirare
avanti come ho sempre fatto. Tuttavia, non me la sono sentita.' Con un
sospiro si appoggiò allo schienale e fece una pausa prima di dire a unu branco
di contadini il segreto del suo dolore. Ma quel mondo ora non c'era più e il
senso di colpa e il dolore avevano sopraffatto ogni traccia di decoro che era
ancora in lui. Prima di parlare, comunque, sollevò il medaglione alla luce e lo
aprì. Gli spettatori sbirciarono e videro il minuscolo e perfettamente eseguito
ritratto di una bellissima donna, sullo sfondo blu del cielo c'erano alcune
ditate di sangue.
'Io l'amavo, una volta. Come lo hanno fatto
molti altri. Sono stato portato via da qualcosa di più forte che le parole e le
insignificanti sottigliezze dell'onore. Presi la vita a un altro uomo per lei,
e del fratello di quest'ultimo che cercava vendetta. Non c'era sangue a
sufficienza sulle mie mani, ma quando lei fu disgustata e sconvolta da ciò che
avevo fatto in suo nome, e mi disprezzò, era più di quanto potessi sopportare.'
Istantaneamente
l'amarezza e l'acredine si impadronirono della voce dello sconosciuto, le sue
dita divennero bianche quando strinse più forte la catena del medaglione.
'L'ho uccisa. Un momento di imbecillità,
viziato dalla rabbia, e lei se ne è andata per sempre. Questo gingillo è tutto
ciò che mi rimane. È tutto finito ora. Per quanto mi sforzi, niente sarà mai
come prima. Per troppo tempo sono stato abbagliato, assuefatto e avventato, e
io non sono né in grado né disposto a tornare indietro. Voglio dimenticare me
stesso e il mondo che mi ha creato. E, per rispondere alla tua domanda sul
perché non scoppierà una rivolta, è perché nessuno crederà mai a ciò che dici.'
'Cosa intendi dire con nessuno ci crederà
mai?', chiese il lettore restio a credere che un gentiluomo come siffatto sconosciuto avrebbe potuto compiere
quello che aveva appena detto.
Lo sconosciuto
rise debolmente 'Non vedi? Bugie e
insensate sciarade sono tutto ciò che si trova nelle persone di Bretonnia -
persone che sono cadute a Charentaine - e la crudeltà dei loro signori. Signori
come me. Se si dovesse infrangere il sogno - come per me è stato distrutto e,
temo, come ho distrutto il vostro - in tal caso la gente si sveglierebbe da un
incubo.
'Allora', disse pacatamente Jean in
seguito a una lunga pausa a causa dei suoi ansiosi pensieri 'Per cosa viviamo noi? Cosa può fare l'uomo
comune come me se è tutta una presa in giro per farci stare buoni? E fino a che
punto arriverà tutto ciò, mio signore? Come possiamo fidarci di qualcuno?
Prima che lo
sconosciuto potesse rispondere, il soldato, col pianto ora sotto controllo,
parlò ad alta voce. 'No! Non puoi fidarti
di nessuno! In questa maledetta terra dove i signori massacrano i propri
braccianti che si rifiutano di dare il loro ultimo boccone di grano, dove streghe
ed assassini stanno furtivi tra le ombre, dove anche i santi e i sacerdoti non
sono altro che bugiardi e ingannatori... qual speranza ci rimane? Nessuna. Possiamo
sopravvivere solo essendo più crudeli e subdoli degli altri, questo è quanto
viene fuori quando si cala la maschera.'
Il soldato
si alzò piano, i suoi occhi arrossati e lucidi dal dolore nella sua mano e nel
suo cuore. Iniziò a camminare lentamente verso la porta della locanda. Lo sconosciuto,
mentre il soldato passava, gli posò una mano sulla spalla. Si tirò indietro la
manica, sciolse la catena d'oro e consegnò il medaglione al soldato. Per un
istante egli esitò, incerto se rinunciare a quel pegno di vita malfamata
davanti a lui. Infine lo sconosciuto glielo spinse nella mano sana e disse 'Per favore, prendilo. È meglio che io
dimentichi. La sua bellezza ti sia di conforto, come una volta lo era per me.' Poi si voltò e stava per uscir fuori da Le Jardin d'Or, quando il lettore lo
chiamò. 'Aspetta! Qual è il tuo nome, mio
signore?' Il lettore attirò gli sguardi taglienti degli altri avventori:
persino in quel momento c'erano talune antiche usanze che essi non amavano
veder violate.
'Il mio nome' rispose con voluta
lentezza, 'non ha più importanza.' Si voltò per affrontare il lettore e gli si
avvicinò 'Ma se sei determinato a volerlo
sapere, in tal caso te lo dirò...' Lo sconosciuto si chinò in avanti e disse il
suo nome al lettore. Tuttavia quest'ultimo non percepì quanto era stato detto,
poiché notò gridando che il volto del signore, così a lungo tenuto in ombra,
era nero come la pace, rozzo e screziato, la pelle di una bestia. Mentre lo
sconosciuto si tirava indietro, sorrise e disse a bassa voce:
'Guarda come le mie azioni mi hanno segnato'
Il lettore
non parlà mai di ciò che aveva visto, restò scioccato senza battere ciglio,
così lo sconosciuto uscì dalla locanda. Nessuno degli altri lo aveva visto in
faccia così da vicino da essere in grado di riconoscerlo. Non che qualcuno
nella locanda si augurasse o si aspettasse di rivederlo di nuovo. Lo
sconosciuto, mischiatosi perfettamente con le ombre, era morto nella notte come
un brutto sogno.
Tutti gli
altri sentirono che era arrivato il momento di mettere fine alla serata e di
ritirarsi nella confortevole normalità delle proprie case e dei propri letti.
Il soldato, dopo aver osservato per alcuni minuti il medaglione che lo
sconosciuto gli aveva dato, lo fece scivolare in una piccola borsa che teneva
nascosta nel retro dello stivale in modo che nessun ladro potesse trovarla. Si
diresse fuori dalla locanda senza aggiungere una parola.
Arnaud,
l'oste, fece il giro per la pulizia della notte, Jean mormorò una buonanotte e
uscì fuori furtivamente chiedendosi se fosse il caso di raccontare a sua moglie
a sua sorella quello che aveva sentito. Decise di non farlo: erano cose che non
avrebbe mai voluto sapere, non intendeva diffonderle.
Il lettore
fu l'ultimo a uscire, dopo essere rimasto seduto a lungo riguardando il libro
di storie cavalleresche posto sul tavolo. Quando finalmente si alzò per
andarsene sentì i grugniti di impazienza di Arnaud. di sottofondo. Si fermò un istante accanto al fuoco che
andava spegnendosi e lasciò cadere il libro delle avventure di di Sir Agravain sulle
braci ardenti. Prendendo fuoco fu presto ridotto in cenere e dimenticato.
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