domenica 31 marzo 2013

La storia di Bretonnia - Parte II (Il Regno Corrotto di Bretonnia)


400 / 977  C.I.
I secoli precedenti l'unificazione di Bretonnia videro l'affermarsi di classi sociali più rigide e del sistema feudale che sopravvive tutt'oggi. I disparati gruppi tribali ora erano leghe su base geografica alleate tra loro, che corrispondevano grossomodo con le regioni esistenti oggi. I capi di ogni lega risiedevano nelle città più grandi della regione, che erano ormai grandi centri di commercio e di potere con formidabili fortificazioni di pietra. Durante il VI secolo le maggiori città di Bretonnia vennero costituite di fatto da una dichiarazione formale da parte dei gruppi dominanti. Le varie regioni divennero cleptocrazie, i "re" estraevano tributi supplementari dalla popolazione rurale allo scopo di mantenere una classe permanente di guerrieri e nobili, che si era evoluta dai seguiti tribali del passato. I primi furono chiamati "cavalieri", ci sono alcune prove che suggeriscono che questi guerrieri adottarono un codice d'onore, che con il tempo di Gilles Le Breton divenne il codice cavalleresco. Questo codice fu basato intorno alla Dama, che potrebbe essere stata adottata come patrona dai cavalieri dell'epoca. Le furono assegnati nuovi tratti di virtù e di castità, caratteristiche adatte agli scopi della nuova classe guerriera. Artigianato e mestieri ebbero un notevole sviluppo e si radicò la classe mercantile. A sua volta aumentò il commercio con l'Impero, e una certa influenza culturale che si può notare nelle armature e nelle armi è un residuo di questo periodo. Il contatto con le terre di Tilea ed Estalia divenne più denso quando i cavalieri e i seguiti dei re iniziarono a dirottare il flusso irregolare di entrate del sud nelle città stato del Vecchio Mondo meridionale.
Gli orchi restavano il maggior problema per i Bretonni. Anche le città fortificate erano spesso assediate da orde di goblinoidi. Nel 577 una grande moltitudine sciamò fuori dal Massiccio dell'Orcal e mise sotto assedio molte città e devastò numerosi villaggi. I capiguerra degli orchi chiesero un tributo dai Bretonni, ma invano. I Bretonni non si diedero per vinti, l'orda goblinoide cadde in lotte intestine e alla fine, come avviene di solito in questi casi, si disciolse. Questo episodio è ricordato con sentimento dai bretoniani come un esempio di determinazione e coraggio dei loro antenati.
Dal 632 i norsmanni iniziarono a compiere raid sulle coste settentrionali del paese, distruggendo i piccoli porti e gli insediamenti lungo le rive. Anche se sono stati temuti e disprezzati dai Bretonni, vennero gradualmente integrati nella società bretoniana. Con loro portarono la loro interpretazione religiosa e le famiglie nobiliari dell'Armorique e di L'Anguille hanno alcuni norsmanni tra i loro avi.
Anche se la maggior parte dei bretoniani moderni ignora questo fatto, ci fu un tentativo di unificare il popolo del paese più di trecento anni prima della venuta di Gilles Le Breton. Delovic era il re delle tribù bretoniane di Parravon, le registrazioni mostrano che chiamò in conclave gli altri re nel 650. Disse loro che i Bretonni avevano bisogno di imparare dagli uomini dell'Impero dell'est, e riunirsi per il bene comune. Non sappiamo come reagirono gli altri re (Delovic fu assassinato dai suoi stessi cavalieri poco dopo). Gli storici bretoniani di oggi dicono che avvenne questo perché stava provando ad unificare le tribù con l'aiuto di forze orchesche, che comandava attraverso mezz'orchi suoi alleati.
La città di Couronne crebbe sensibilmente in questo periodo, attraverso il commercio con le altre nazioni e l'afflusso di pellegrini al tempio di Shallya. Ben presto divenne il più grande insediamento del paese, e il capo del culto divenne una figura di considerevole importanza nella regione. Di contrasto il culto dell'Antica Fede diminuì con la deforestazione e l'affermazione del feudalesimo, ora veniva adorato soltanto tra la semplice gente rurale, mentre gli dèi più moderni si aggiudicavano la precedenza.
Gli elfi dei boschi comunicavano occasionalmente coi nascenti regni dei Bretonni, ma mantennero il loro isolazionismo e il loro mistero. Tuttavia l'aumento del potere e dell'influenza dei cavalieri disturbò il delicato equilibrio di tacito accordo tra le due parti, nel 770-820 C.I. ci furono numerose scaramucce ai bordi della Foresta di Loren, quando i lord locali dei Bretonni tentarono di espandere i propri possedimenti. Inevitabilmente non ebbero successo, ma le relazione con gli elfi furono inacidite, e quest'ultimi decisero che gli umani erano una razza ancora troppo immatura per essere trattata alla pari.
In tutte le regioni iniziarono più frequentemente a verificarsi conflitti. La prima metà del X secolo vide parecchi scontri tra L'Anguille e Moussillon, nonché tra Parravon e Guisoreux. Sebbene le alleanze cambiassero e si alternassero frequentemente, nessun re fu in grado di fare granché sui territori altrui, inoltre la costante minaccia degli attacchi orcheschi costringeva gli altri raggruppamenti a occuparsi di altre cose. A un certo punto, nel X secolo, emerse Gilles Le Breton, celebrato nella "Le chanson de Gilles". Egli era un cavaliere al seguito di un potente sovrano (il re di Guisoreux). Gilles eccelleva nel comandare armate contro gli orchi.

Figure storiche

Re Ysengrain

Il leader che fu in prima fila nella sua risoluta resistenza contro il tributo richiesto dagli orchi. Il "Proclama di Ysengrain" è ancora parte del pronunciamento da parte del re di Bretonnia durante la cerimonia annuale per commemorare la sconfitta finale dei goblinoidi da parte di Gilles Le Breton.

Delovic

Vedi sopra

D'Arginan

Un capitano di mare famoso per il suo uso pioneristico delle antiche tecniche navali, mutuate dal Vecchio Mondo meridionale, nel combattere contro gli attacchi norsmanni.

Re Guilombe

Il re "gioioso". Una figura divertente e umoristica presente in molte storie bretoniane. Guilombe era un capo noto per la sua ubriachezza e la sua follia. È un personaggio popolare in molte canzoni bretoniane e negli spettacoli per bambini. Anche se sciocco, i suoi ridicoli voli intellettuali, di tanto in tanto. hanno una propria, sovvertita, logica.

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