lunedì 30 maggio 2011

Jizun, un ducato di Sheng Mu.


Ho iniziato a descrivere i singoli potentati della teocrazia di Sheng Mu. Questo è Jizun, un ducato dove trovano spazio varie sette di fanatici e dove si sentono le influenze culturali dei vicini regni di Sur. Come al solito inizio con una nota di colore, per il resto sono andato "a braccio" senza seguire nessuno schema di domande.
Spero possa piacervi.

In Gizu è due generazioni di genti. L'una gente sono don e adorano gli idoli, e sono semplici genti e ànno sozzo linguaggio. Stanno in montagna e n'valle e vivono di bestiame. Gli altri sono Suri che dimorano in villa e castella, e vivono di mercatantia e d'arti. E quivi ci sono le spade più belle e le stoffe di tutti i colori, e altre cose di cui non vi conto...

- Dal diario di viaggio del mercante virocleo Antonio Serafìn

Regnante: Baimin Jizun II

Drappo: Il drappo della famiglia Jizun è nero con un cerchio dorato al centro.

Esportazioni principali: Oro, ferro, legname, cuoio.

Importazioni principali: Panni colorati, armi, cavalli, mercenari.

Descrizione del paese: Jizun è un ducato il cui territorio tocca alcune valli fertili e due grandi foreste. La famiglia regnante, che da nome al ducato, è particolarmente legata alla Chiesa, tanto che la metà degli "Zhwashi Dungu" nella storia del paese proveniva dalle sue fila. La religiosità delle genti di Jizun è particolarmente violenta e aggressiva, a tal punto da far circolare voci di settarismo e di eresia. Il latifondo è nelle mani dei monasteri, che detengono un potere immenso. Tutte le città sono fondate su una preesistente base monastica, da cui dipendono in modo dendritico i vari villaggi rurali, talvolta costretti a imposte massacranti. Un aspetto peculiare del ducato è quello di essere confinante e slanciato verso i regni di Sur. Sul fiume Gotho, che scorre vicino alla città di Hara, avvengono gli scambi commerciali e culturali coi sur, considerati miscredenti ma apprezzati per le loro doti artigiane. In molte città di Jizun i sur hanno fondachi e quartieri dove possono produrre e commerciare liberamente, anche se non possono entrare sacerdoti ed è proibito il proselitismo, pena la morte. Malgrado questo alcuni gruppi di dhong si sono convertiti alla religione monoteista di Bog, ma in centinaia sono stati passati per le armi dalle milizie dei sacerdoti e dai loro compaesani.
Le armi sono molto comuni, fatto comprensibile considerata la posizione geografica del ducato. Sia uomini che donne devono partecipare obbligatoriamente agli addestramenti che vengono organizzati nei cortili dei monasteri, questo in vista delle scaramucce che ciclicamente avvengono. Questa attività è giustificata anche dalle bande di smeshnik che circolano nel paese. Queste bande sono spezzoni di tribù in fuga sconfitte dagli eserciti dei sur. La città di Danama si è gradualmente trasformata in un enorme accampamento militare dove circolano liberamente cavalieri mercenari di Sur e altra soldataglia straniera. Da qui partono le spedizioni per stanare gli smeshnik, ma c'è anche un secondo fine, quello di presidiare e fare pressione sui confini di Qoigi e Dharam.
La città di Natrug è situata in una valle fertile e rifornisce le città vicine di granaglie e formaggi.
La città di Uelka controlla i monti metalliferi di Ljara dove estrae oro esportato interamente verso i regni di Sur. Nel paese infatti circolano numerose merci di produzione surita, fra cui le spade di ferro e i cavalli, che non sono così comuni negli altri potentati di Sheng Mu.
Esistono varie sette, molte delle quali largamente tollerate dal potere, poiché il loro fanatismo viene incanalato per scopi personalistici dall'aristocrazia e dal clero, oppure perché gli stessi nobili ne fanno parte, con lo scopo di distaccarsi dalla dottrina popolare. Non è raro che i "santoni" di queste sette siano amici personali dei nobili e degli alti sacerdoti. Le più importanti sono:

"Sikaha": Il cui simbolo è una cinquedea, a volte rappresentata insanguinata. Si tratta di un gruppo xenofobo e paramilitare, i cui aderenti hanno subito una manipolazione mentale da parte dei sacerdoti e dei santoni. I nobili e l'alto clero utilizzano i sicari di questa setta per compiere omicidi e intimidazioni per le quali non intendono sporcarsi le mani. Più di un mercante straniero è morto accoltellato da un fanatico sikahaita. Diffusa praticamente in tutto il ducato.

"Zaza": Il cui simbolo è un cerchio rosso, che usano dipingersi sulle guance e sul collo durante i rituali e durante la guerra, un sigillo per proteggersi dai demoni. Una setta fortemente territoriale e superstiziosa. Diffusa in una striscia che va da Danama fino alle porte di Rkyala. Questo gruppo odia particolarmente i selvaggi smeshnik, che vengono assimilati ai demoni della tradizione keshavista. Ciclicamente i santoni proclamano i "Gyuk" (massacri), spedizioni volte a eliminare smeshnik, briganti e a volte anche stranieri girovaghi. Fra i membri di questa setta sono comuni le isteria di massa seguite da visioni mistiche e linciaggi di innocenti o presunti colpevoli.

"Lahwa": Il cui simbolo è un cerchio all'interno di un quadrato. Chiamata anche "Dottrina della Luce Perfetta". Si tratta di un culto diffuso fra i ceti medio-alti e fra i nuovi fedeli. Calcolatori e pragmatici, perseguono la ricerca della perfezione attraverso un misticismo complesso e una teologia raffinata. Esigui di numero ma molto potenti, pare che controllino il mercato di tutto il ducato. Diffusa soprattutto a Hara (città che rappresenta la "porta d'ingresso" al ducato e detiene il più grande mercato del paese) e Kagha (il centro politico/amministrativo sede della famiglia regnante).

venerdì 27 maggio 2011

Sheng Mu, descrizione generale di un Paese e di un'etnia.

La descrizione generale, compilata rispondendo alle 100 domande, è preceduta da una piccola nota di colore, una visione del Paese in questione estrapolata da un diario fittizio, un'opera di fantasia che esiste nel mondo di Portal, e che scandirà la descrizione di ogni luogo. L'idea di inserire questa nota mi è venuta leggendo "Il Milione" di Marco Polo e Rustichello da Pisa.
L'etnia che ho descritto è ispirata vagamente a quella tibetana, spero possa piacervi e che non risulti noiosa nella sua complessità.

Andammo per queste contrade per ben venti giorni, ma non trovammo né rifugio né vivande, tuttavia trovammo fiere pericolose e bestie selvatiche Poi trovammo numerosi castelli e case assai, dove usava maritare come io vi dirò. Nessuna donna ha un solo marito, ma tutti i fratelli di questo che se la suddividono.
La gente è idolatra e sa bene i monti e i fiumi. Vive di frutti della terra, delle bestie e degli uccelli. Questa gente ha molti buoni cani, che piacciano assai e sono trattati bene. Egli hanno monete fattole da loro, ma non sono comuni. Si vestono poveramente con stracci e pelli di bestia.
Questa Scinmu è una provincia grandissima, ha molti laghi, fiumi e montagne ove si trova l'oro in grande quantità. E in questa provincia le femmine dei ricchi portano al collo gli idoli per gioia, e drappi di seta e coralli. Vi sono i più savi incantatori e astrologi, ma fanno tali opere diaboliche che non si vogliono contare perché meraviglierebbero troppo le persone....

- Dal diario di viaggio del mercante virocleo Antonio Serafìn

Sheng Mu è situato su un altipiano, i suoi picchi rocciosi sono probabilmente i più alti del mondo. Molti grandi fiumi che attraversano i paesi circostanti hanno origine qui. Il paesaggio è aspro e inospitale, picchi rocciosi si stagliano contro un cielo cilestrino. L'atmosfera è secca, l'estate è fresca e breve, l'inverno lungo e particolarmente rigido. Il nevischio spesso diventa bufera, sui picchi più alti i ghiacciai si fanno perenni e le zone inabitabili. Il vento spazza le valli non riparate con una forza inusuale. La vegetazione è sporadica, ma sono comuni gli alberi da clima montano quali la betulla, l'ontano, il pino e l'abete e il ginepro. La fauna è composta da leopardi delle nevi, linci, yak, gazzelle, antilopi, lepri, orsi e numerosi uccelli, fra cui la cicogna, i martin pescatore, gli avvoltoi e i picchi.
L'agricoltura è di sussistenza, estensiva e praticata con mezzi primitivi e rotazioni antiquate. Sono comuni le coltivazioni di segale, grano saraceno e frumento. Il concime delle bestie è piuttosto importante per rivitalizzare il terreno, in particolare si allevano yak e capre.
La popolazione è sparsa in una miriade di piccoli centri rurali, la densità abitativa è bassissima.

L'etnia maggioritaria si chiama "Dhong", i documenti più antichi che provano la loro esistenza sono dell'anno 58, questo fa di loro un popolo assai antico. Arrivarono nel mondo da un portale sconosciuto, perduto fra gli austeri picchi e le profonde valli di Sheng Mu, ma si ambientarono subito bene in questa zona. Sono abituati a vivere ad altitudini elevatissime, questo li ha resi estremamente resistenti e adatti al loro ambiente.
Tendenzialmente bassi e tarchiati, gli uomini oscillano da 1.50 a 1.65, le donne da 1.40 a 1.55. La loro pelle tende al color del cuoio e spesso è sciupata e screpolata dal clima proibitivo. Hanno occhi e capelli neri, che tengono lunghi in entrambi i sessi. La calvizie è rara e l'incanutimento avviene in età molto avanzata. I loro crani e i loro visi sono di grandi dimensioni e il taglio degli occhi è particolarmente affilato. Hanno arcate sopraccigliari sfuggenti e zigomi sporgenti. I nasi sono piatti, raramente aquilini. La peluria è scarsa o assente, nessun uomo porta la barba, ma alcuni portano i baffi, sebbene siano poco folti.
Si tratta di un popolo stanziale ma ancora legato per alcuni aspetti al nomadismo, in particolare tra i pastori, che è il mestiere tradizionalmente più diffuso, sebbene esistano anche numerosi contadini, minatori e cacciatori. I lavoratori sono comunque flessibili e possono cambiare mestiere secondo stagione o secondo necessità.
Il loro livello tecnologico è basso, gli strumenti in ferro sono molto costosi a causa delle tecnologie estrattive antiquate. I contadini utilizzano strumenti di legno e aratri leggeri spesso a trazione umana. Le armi di selce scheggiata sono ancora assai comuni. La tecnologia costruttiva si fonde su un'ampia quantità di manodopera servile. Così possono esistere palazzi smisurati e fastosi, ma anche chiese e monasteri dall'architettura complessa e raffinata.
La poliandria è comune, la donna che sposa un uomo sposa anche tutti i suoi fratelli, questo per non frazionare eccessivamente la scarsità delle risorse agricole ed alimentari. I matrimoni sono decisi dalle matriarche delle famiglie, che detengono il potere assoluto della casa e dell'economia domestica, sebbene in misura non ufficiale. Molte ragazze non riescono a sposarsi, è comune che la secondogenita finisca in un monastero. I matrimoni sono tutti combinati, quindi non esiste un vero e proprio corteggiamento, ma pratiche rituali e formali di incontro. Il sesso prematrimoniale è comune e non particolarmente osteggiato, si lascia che i giovani facciano le loro esperienze, la nascita di un figlio extra-matrimoniale è un evento spiacevole ma non disonorevole. Il figlio illegittimo viene normalmente inserito nella famiglia. Il matrimonio è un rito religioso assai cupo e pomposo, che viene preso molto seriamente. In seguito, dopo che è stato consumato almeno un  rapporto sessuale fra la moglie e ogni marito, si preparano alcuni giorni di festa, solitamente tanti quanti sono i mariti, con banchetti e danze.
I bambini hanno discendenza matrilineare e la paternità di essi non è mai certa. I maschi della famiglia trattano i piccoli come fossero esattamente loro figli, non esiste la figura dello zio, del nonno o del fratello maggiore, tutti questi maschi vengono chiamati padre, ovvero"Jaja". La società si aspetta comuni responsabilità da ognuno di essi. L'educazione è rude e pragmatica, la stragrande maggioranza della popolazione è analfabeta, ma vengono tramandati oralmente modi molto ingegnosi per rapportarsi con l'ambiente naturale. Un dhong che si rispetti sa quando deve tenere le sue bestie al riparo, sa quando verrà una tempesta di neve, sa quando l'acqua è calma e si può partire per fiume.
Il rituale funebre è assai peculiare, ma è giustificato dalle ristrettezze abitative e dalla scarsità di risorse. I morti vengono fatti a brani da un sacerdote su di un'altura montana, quindi dati in pasto pezzo per pezzo agli avvoltoi. Questo rito è considerato dignitosissimo, poiché il defunto "torna a essere parte del tutto" e solo in questo caso può avvenire la metempsicosi. In alcuni casi è accettabile anche la cremazione, la sepoltura è invece pensata con orrore, sentita come claustrofobica e legata al marciume della terra.
L'abitazione tipo è costituita da una sala comune e una zona dedicata al riposo. Nella sala comune le donne allevano i bambini, parlano e confezionano i vestiti per la famiglia. Anche i pasti vengono consumati qui, attorno a un basso tavolo rettangolare senza sedie. La famiglia mangia tutta assieme, non esiste una gerarchia legata al posizionamento degli ospiti o dei capifamiglia. I pasti vengono cotti dentro a un unico pentolone, posto poi al centro del tavolo, da dove comunemente ogni persona attinge la quantità di cibo che desidera. L'unico tabù alimentare è il cane, per il resto viene consumato quasi tutto, soprattutto carne di yak, di pecora e di lepre. La carne è stufata insieme al sedano, al peperoncino verde e alle carote. Altri modi di consumarla sono tramite la produzione di salsicce, a cui viene aggiunto anche il sangue, mangiate soprattutto fuori casa dai pastori e dai cacciatori insieme a una focaccia non lievitata. Altri capisaldi dell'alimentazione sono le zuppe di cereali, spesso condite con particolari radici profumate, e i formaggi sia freschi che stagionati. Durante le festività si consumano dei dolci particolari: i "Khapse". Si tratta di biscotti fritti fortemente zuccherati che vengono intrecciati in forme complesse.
Sia fuori che durante i pasti, sia uomini che donne, bevono un alcolico estratto dal frumento, lo "Njopo".
I pasti sono consumati dentro ciotole colorate coi colori dell'arcobaleno. Le classi inferiori mangiano con le mani, quelle medio - alte con le bacchette.
I dhong amano particolarmente un tipo di cane chiamato "Dzawa", un tipo di mastino dal corpo possente che esiste solo a Sheng Mu. Le rappresentazioni pittoriche di questo animale sono così antiche che è facile dedurre che sia stato portato nel mondo dai primi membri di questo popolo che attraversarono i portali. Questo spiega anche il loro legame ancestrale con questo cane, utilizzato per cacciare e per fare la guardia, mai per scopi meno nobili. I combattimenti fra cani, il maltrattamento e l'uccisione sono giudicati in modo molto duro dalle autorità. Fra questo popolo il cane è quasi un animale sacro, non viene adorato, ma viene rispettato come un membro della famiglia.
Per difendersi i dhong utilizzano lance rudimentali decorate con nappe e nastri a colori vivaci. Non esistono leggi che vietano di portare le armi, anche il più povero contadino possiede un pugnale di selce per difendersi dalle numerose insidie.
Questo popolo sembra non conoscere svaghi, il dovere e la preghiera sono considerati di primaria importanza. Qualsiasi attività artistica è malvista, infatti l'arte viene praticata solo nei monasteri e dai monaci. Gli artigiani di professione esistono solo in numero esiguo, l'autoproduzione è largamente diffusa.
La professione del contadino è considerata la più utile e dignitosa, sebbene nella realtà siano servi della gleba legati alla terra dei monasteri o dei palazzi.
Anche i rapporti umani sono piuttosto austeri, nella cultura dhong ci si saluta unendo i due palmi delle mani come in preghiera e facendo un inchino, la cui gradazione è differente a seconda delle classi sociali. Un sacerdote non è tenuto a inchinarsi dinanzi a un lavoratore, ma soltanto a unire le mani. Un nobile non è tenuto neppure a rispondere al saluto, anzi, farlo sarebbe particolarmente umiliante per la sua posizione.
Non usa introdurre l'un l'altro due persone che non si conoscono, queste si saluteranno vicendevolmente e diranno ad alta voce i loro nomi.
I dhong non amano molto il linguaggio del corpo, le emozioni vengono espresse più spontaneamente a parole, il corpo compie azioni meccaniche e formali, tanto che la gesticolazione durante le conversazioni è praticamente sconosciuta. Più di un dhong, alla vista delle mani in movimento di un membro d'un altra etnia, si è spaventato e difeso pensando a un'aggressione. Una cosa assai curiosa è l'inesistenza del bacio, un gesto incomprensibile agli occhi di un membro di questo popolo.
Non esistono nemmeno gestualità offensive, ma esiste un armamentario di offese verbali molto gravi e fantasiose, ad esempio "Sham lun zasa"che significa letteralmente "muso da scimmia", può sembrare banale, ma significa implicitamente che la propria madre è una prostituta e che ha copulato con una scimmia, o che i propri padri sono loro stessi scimmie, considerati animali sporchi, stupidi e maligni. Questa offesa colpisce nel cuore un dhong e sovente è lavata col sangue.
Esiste anche un epiteto offensivo che viene usato per definire la vicina popolazione dei "Kameng", si tratta di "Okhana", letteralmente "nasoni". Questo insulto sottolinea i tratti fisici, assai diversi e per questo considerati volgari e grotteschi, di questo popolo.
I dhong non negano mai l'ospitalità agli estranei e ai viaggiatori, ma solo se si fermano per tempi brevi e si mostrano rispettosi. Malgrado questo la famiglia è solita alzare un muro davanti all'ospite, accogliendolo con silenzio e formalità. La conversazione sarà tenuta soltanto dall'uomo più anziano della famiglia, ma resterà sempre di tono formale e impersonale. Spesso gli stranieri si sentono a disagio fra questo popolo, le cui intenzioni possono apparire criptiche.
Esistono tre grandi dialetti che identificano tre diverse zone economico-culturali. Questi dialetti hanno profonde radici comuni e i parlanti si comprendono tranquillamente a vicenda. Le elite mercantili e nobiliari spesso conoscono la lingua dei kameng, che sono i principali interlocutori economici e politici dei dhong. I sacerdoti hanno invece una cultura scritta assai profonda e non comune. L'alfabeto dhong è assai intricato e pomposo, i sacerdoti impiegano anni per imparare a leggere gli antichi testi e per replicarli. La poesia e la prosa raggiunge livelli altissimi, ma è una pratica elitaria e assai manierata, da cui non può precludere una profonda conoscenza dei testi religiosi classici su cui la lingua è basata. La lingua si presta bene ai giochi di parole e alla poesia, infatti è ricca di sfumature e di sinonimi ma fra il popolo molti di questi sono sconosciuti o non utilizzati. Esistono numerosi eufemismi legati al pudore, utilizzati soprattutto dalle donne e dalle classi sociali medio - alte. Fra questi c'è il termine "Puen" che indica un uomo nerboruto, ma in alcuni casi anche il membro del maschio. Oppure "Sbugu" che significa letteralmente "prelibato", ma è utilizzato anche per nominare un capo di bestiame o un pezzo di carne, il cui nome volgare "Gruthub" è anche un'offesa per indicare le persone indolenti o ritardate, quindi utilizzata soltanto in determinate occasioni, o per lanciare insulti velati.
L'onestà è un concetto importante, il brigantaggio è punito con la morte, un semplice furto con una mutilazione, il furto di oggetti sacri è punito con la sequenza di tortura, mutilazione, morte e sepoltura in piena terra a scopo dispregiativo.
L'onore di una donna è far prosperare la famiglia, quella di un uomo lavorare ed essere ligio alla propria comunità e ai propri signori feudali, siano essi sacerdoti o nobili.
La proprietà è tenuta in alta considerazione, ogni famiglia possiede un certo numero di oggetti di casa che vengono tramandati per generazioni. Le abitazioni migliori sono di pietra, quelle più comuni di tela, paglia e fango. Quest'ultime vengono ricostruite e rattoppate ciclicamente.
La comunità è molto coesa ma non campanilista. È considerato membro della comunità solo colui che è di etnia dhong e vive e risiede a Sheng Mu. Chi va fuori dal paese senza l'intenzione di tornare è considerato un diseredato che disprezza i propri avi. I membri delle altre etnie non sono apprezzati e vengono emarginati, se non perseguitati. Le minoranze religiose sono semplicemente impensabili, malgrado ciò sono sorte numerose sette millenaristiche e società segrete di stampo ereticale.
Al vertice della società stanno i nobili di discendenza. Sono proprietari di terre e hanno numerosi privilegi, fra cui il "A-khu", termine che deriva da un grido di guerra, che consiste nella chiamata alle armi. Molto numerosi sono anche i latifondi della Chiesa, che spesso è in competizione o in combutta con i nobili. I sacerdoti di grado più elevato vengono proprio dalle famiglie nobiliari, per questo si intrecciano facilmente trame politiche nei chiostri e nei palazzi.
I mercanti sono pochi e lavorano in ambiti geograficamente limitati, i più fanno da intermediari col paese di "Pemak", sulla cosa nord-occidentale di Sheng Mu.
I dhong non hanno un particolare senso estetico, però amano portare i capelli lunghi e non apprezzano la barba. Una ragazza vestita a festa può dipingersi il volto con alcuni estratti naturali dai colori ocra e blu. Sono piuttosto comuni anche gli orecchini per entrambi i sessi, di solito si tratta di grandi cerchi dei più svariati materiali, dall'oro per i ricchi all'osso per i poveri.
Questo popolo fabbrica i vestiti con pelli di pecora e di yak in modo sobrio e funzionale. I colori della terra, il bianco e il grigio sono i più comuni. I vestiti buoni delle famiglie, utilizzati solo nei giorni di festa, hanno colori vivaci come il blu, il rosso o il giallo. I ricchi si vestono con colori accesi ogni dì, che è simbolo di prosperità. I sacerdoti vestono poveramente con tonache nere o marroni.
La cultura dhong è fortemente influenzata da una religiosità macabra. Il teschio è un tema molto comune, spesso è rappresentato gemmato o decorato. Anche i volti dei demoni sono comuni, grotteschi e ridondanti sono utilizzati come spauracchio per i fedeli. Questo influenza la produzione artistica, che è legata tenacemente con la religione, tanto che rappresentare scene a scopo non religioso è considerato volgare. Sono comuni i rotoli con le vite dei "Bamaba", i santi del passato, alcuni reali e altri mitologici. Questi rotoli decorati esplicano nel modo più chiaro possibile i buoni esempi ai fedeli e vengono srotolati nel corso delle funzioni liturgiche. Le statue di legno e di pietra sono appannaggio dei monasteri e dei nobili, la classe media e le edicole di strada possiedono statue fittili che rappresentano "Keshav", il fondatore della dottrina filosofica che questo popolo abbraccia fino al fanatismo. Il "Keshavismo" è una religione fortemente propria dei dhong, che non tentano di fare proselitismo o di imporla agli altri, ma anzi ne sono assai gelosi (sebbene la conversione di stranieri non sia vietata). I testi sacri contengono informazioni legate alla meditazione, ai miti e le parabole della vita di Keshav e dei suoi seguaci. Da questi, nel corso dei secoli, si sono evoluti testi filosofici anche molto diversi fra loro. Alcuni sono stati accettati nella religione ufficiale come testi sacri ispirati, altri sono stati distrutti dimenticati per sempre, altri ancora sono ispirazione per le sette. Il senso ultimo della dottrina è raggiungere il "Dzok", traducibile come "grande perfezione". Un perfetto smetterà di reincarnarsi e dimorerà nel "regno celeste", un luogo di pace chiamato "Gyag".
La pressione religiosa sulla vita privata è fortissima, tanto che i sacerdoti hanno il ruolo di giudici in materia di fede e possono anche condannare i blasfemi a scontare varie pene o a morte. La Chiesa ha generato una forte coesione sociale, tanto che le parole di un sacerdote possono infervorare le masse e portarle anche a prendere le armi contro un nemico del clero o un invasore.
Il rituale del "Ghai" viene svolto ogni quindici giorni, durante queste due ore mattutine si onora Keshav e i santi tramite canti gorgogliati e genuflessioni.
Il keshavismo è considerato dai suoi seguaci come la luce nelle tenebre, tutti coloro che non lo seguono sono condannati alla reincarnazione eterna, quindi alla dannazione. Malgrado questo non c'è un'attività di proselitismo organizzato, forse per la diffidenza che i dhong nutrono nei confronti delle altre etnie.
I miracoli sono una delle basi fondamentali della religiosità. La fede viene resa come innegabile attraverso l'esplicazione dei prodigi compiuti dai bamaba del passato, oppure attraverso statue che parlano, piangono o ridono.
Un altro strumento di controllo sociale utilizzato dai sacerdoti è la paura degli inferni, chiamati "Chada". Esistono innumerevoli inferni e ogni rotolo sacro ne descrive minimo dieci. Secondo la dottrina keshavista il ciclo delle reincarnazioni può interrompersi se il defunto ha compiuto in vita efferatezze assai gravi, e quindi la sua anima finire in un chada. La fantasia sadica dei dhong è piuttosto orripilante agli occhi degli altri popoli, la descrizione dei tormenti infernali scandisce la vita religiosa del popolo e lo educa alla rettitudine, ma non meno lo rende fatalista, cupo e disilluso.
Fra le festività più importanti si ricordano l'Ascensione di Keshav al paradiso, la "Hatha" e il primo giorno dell'anno, la "Wama Yasa" che significa "Festa della rinascita". Quasi ogni giorno del calendario è dedicato alla memoria di un evento o di un santo, solo dodici giorni l'anno sono mantenuti vuoti, poiché ricordano eventi particolarmente negativi nella mitologia o nel passato. Queste giornate sono chiamate "Ra'a", che significa "aride" e sono considerate particolarmente infauste dalla superstizione popolare.
La setta più diffusa è la "Taja Yapha", ovvero la "Dottrina del diamante", elaborata nel 486 dal filosofo "Skrainga". Si tratta di un gruppo coeso di fanatici millenaristi particolarmente ortodossi. Costoro si rifiutano di mangiare animali, di servire nell'esercito, di pagare le tasse e di sottostare al potere dei nobili e del clero regolare. Essi riconoscono legittimi solo coloro che, tramite rituali complessi, sono giudicati reincarnazioni dei santi e dei grandi maestri del passato. La venerazione di questi santi viventi può trascendere ogni limite di umana sensatezza, per questo le autorità temono in modo particolare questa setta che sovverte ogni gerarchia sociale, mentre il clero condanna la sua dottrina come la peggior blasfemia mai pronunciata. I seguaci del Taja Yapha sono persone che hanno pochi contatti con la società, per questo sfuggono dalle sue strette maglie. Di solito sono pastori nomadi, banditi e girovaghi.
Quella della nobiltà è una casta ristretta e inaccessibile, i gradi non sono ufficiali ma consuetudinari ed estremamente intricati secondo ricchezza, influenza nella Chiesa e discendenza dinastica.
Per un qualsiasi popolano l'unico modo per salire di grado sociale è ascendere nei ranghi ecclesiastici, sebbene non sia né semplice né sempre possibile.
Il governo è guidato dal più alto sacerdote, il cui titolo onorifico è "Zhwashi Dungu", "Sacra Eternità". Esso viene eletto da una congrega di sacerdoti influenti, e formalmente è sovrano assoluto. Nella realtà delle cose è sempre una marionetta nelle mani di questa o quella famiglia nobiliare. Non è raro che durante le elezioni (che possono durare mesi o anni creando crisi di governo) i nobili si scontrino in scaramucce coi propri eserciti privati o tentino di assassinarsi a vicenda. Anche per questo l'alto sacerdote si protegge con una guardia personale che è tradizionalmente la meglio equipaggiata e la meglio addestrata del paese.
Il potere è fortemente decentralizzato, ci sono aree periferiche dove il Zhwashi Dungu non ha la minima autorità, poiché l'aristocrazia locale è troppo potente. Nel resto del paese l'autorità è presente ma è facile aspettarsi che i nobili esercitino pressioni e consuetudini localistiche.
Ogni nobile e ogni monastero chiama i propri uomini alle armi, ma quando si tratta di conflitti interni si preferisce fare ricorso ai mercenari stranieri.
I popolani chiamati alle armi sono utilizzati perlopiù a scopo difensivo contro le scorrerie degli "Osberg", dei razziatori del nord considerati degli efferati servitori dei demoni e odiati da tutta la popolazione.
L'esercito di leva è povero e male organizzato. Nessun soldato può permettersi un'armatura di ferro e anche quelle di cuoio sono rare. Gli elmi e gli scudi di legno sono invece più comuni. Le armi sono in ferro ma anche in selce, comunemente si tratta di lance corte, giavellotti e archi. Le spade sono appannaggio dei ricchi, che solitamente servono come ufficiali o fanteria pesante. Le forze sono interamente composte da fanti, la cavalleria è considerata un tratto dei popoli barbari, inoltre la struttura del territorio non facilità né l'uso né l'allevamento di animali da sella. La tattica standard di combattimento si basa sulla forza delle masse e tiene poco conto della vita del singolo.
Gli esattori delle tasse sono locali, il governo ha i propri latifondi e i propri contadini come qualsiasi altro nobile o monastero e con questi si autofinanzia. Far fluire risorse esterne all'area di immediata influenza governativa è quasi impossibile, qualsiasi azione è coordinata dalla diplomazia e dalla stessa finalità di intenti, mai da un atto di forza del governo.
Quasi ogni monastero e ogni aristocratico si prende il diritto di battere moneta, ognuno coi propri pesi e le proprie misure, questo caos di valute ovviamente invalida il commercio interno.
Il sistema giuridico applica la legge del taglione e la tortura come strumento di interrogatorio e di pena. I giudici sono sempre i nobili e i sacerdoti, non esiste una legislazione scritta ma solo un diritto consuetudinario tramandato oralmente. I crimini più gravi sono il banditismo e il furto di oggetti sacri. La cattura dei criminali e il ruolo di polizia è affidato ai liberi cittadini scelti a rotazione che sono come è ovvio pensare, male armati e male organizzati.
La magia è estremamente controllata, viene studiata nelle corti nobiliari per scopi personalistici delle famiglie aristocratiche. Molto spesso gli incantatori sono stranieri chiamati con la promessa di ricchezze e prestigio. Il clero diffida e condanna queste pratiche, ma senza prendere una posizione oltranzista.

giovedì 26 maggio 2011

Aspetti economici e produttivi dell'età moderna

Segue la parte sull'economia medievale, questa sull'economia dell'età moderna. Alcuni GDR, fra cui Warhammer Fantasy Roleplay, hanno un livello tecnologico e un'estetica che richiama al XVI secolo, se non oltre. Credo che anche questo riassuntino possa tornarvi utile. 

L'economia moderna in breve

Verso la metà del quattrocento la popolazione europea ricominciò ad aumentare. All'inizio del Seicento questa crescita trovò i soliti ostacoli, le epidemie e la guerra dei trent'anni. Dalla metà del Quattrocento alla metà del Seicento si colloca la seconda logistica europea.
Nel XV secolo le città dell'Italia settentrionale godevano ancora di una certa leadership negli affari. Le scoperte portoghesi le privarono del monopolio commerciale delle spezie. L'invasione e l'occupazione dell'Italia da eserciti stranieri portò un ulteriore sconvolgimento. Gli italiani mantennero comunque buone riserve di capitale e di talento imprenditoriale. Solo alla metà del Seicento l'Italia finì per diventare la retroguardia economica dell'Europa.
La Spagna e il Portogallo godettero di una gloria effimera. Lisbona si sostituì a Venezia nel ruolo di grande emporio delle spezie, gli Asburgo spagnoli, finanziati dall'oro americano, divennero i più potenti sovrani d'Europa. Entrambi i paesi sprecarono le loro risorse soffocando lo sviluppo di istituzioni economiche vigorose e dinamiche.
La zona del Mare del Nord e della Manica (Paesi bassi, Inghilterra, Francia settentrionale) godette di questa situazione, giacché si trovava aperta sull'Atlantico, a mezza strada per il commercio transoceanico.
La guerra delle Due Rose decimò la grande nobiltà ma lasciò indenni le classi medie urbane e i contadini. La gentry acquisì potere, i Tudor salirono al trono nel 1485.
I Paesi Bassi, a causa di alleanze dinastiche, caddero in mano spagnola. Da questa posizione misero a frutto le opportunità commerciali offerte dall'impero spagnolo. Nel 1568 si ribellarono e dichiararono l'indipendenza come Province Unite.
Questo periodo non spicca per i progressi tecnologici, ma solo per miglioramenti a tecnologie già esistenti.
L'incidenza della peste andava calando, forse per una graduale immunizzazione. Questo, insieme il miglioramento climatico e ai salari più elevati, contribuirono all'espansione demografica, che proseguì per tutto il XVI secolo.
In questo periodo si parla di sovrappopolazione anche nelle regioni montuose e sterili. I poderi vennero frammentati e la popolazione in eccesso dovette lasciare la campagna. Sorsero numerosi mendicanti e banditi. La conquista delle colonie era invocata come soluzione per questo eccesso di popolazione.
La conseguenza dell'emigrazione fece crescere la popolazione urbana. Le città non erano centri industriali, ma solo economici e amministrativi. Gli immigrati vivevano di lavori occasionali, elemosine e furti. La loro condizione sociale li faceva vivere in ambienti sporchi e malsani, pericolosi come focolai epidemici.
La popolazione cresceva più rapidamente della produzione agricola, nella prima metà del XVII secolo una serie di cattivi raccolti fu accompagnata dalla peste bubbonica. Insieme alla guerra dei Trent'anni queste catastrofi fermarono l'espansione della popolazione.
La crescita demografica era già in atto prima che vi fossero scoperte significative.
Vi furono numerosi progressi nella navigazione. Si costruirono navi a tre, quattro o cinque alberi con combinazione di vele quadrate e latine. Il timone si sostituì al remo, le navi divennero più grandi e maneggevoli.
Già nel 1291 una spedizione genovese tentò, senza riuscirci, di circumnavigare l'Africa. Gli italiani erano troppo tradizionalisti nella cantieristica, il ruolo guida passò agli olandesi e ai portoghesi.
Enrico, detto il navigatore, impegnò il Portogallo nell'esplorazione delle coste dell'Africa occidentale. Il suo successore, Giovanni II, terminò il suo lavoro arrivando in India.
Nel 1492, i sovrani spagnoli Isabella e Ferdinando, conquistarono Granada riunificando la Spagna. Per celebrare la vittoria diedero credito a Cristoforo Colombo, che pensava di poter arrivare in Asia.
Vasco de Gama, tra il 1497 e il 1499, circumnavigò l'Africa e raggiunse Calicut.
Nel 1494 fu stipulato il "Trattato di Tordesillas". I portoghesi, che probabilmente conoscevano già il Nuovo Mondo, fecero in modo di appropriarsi dell'odierno Brasile.
Vedendo i profitti, i portoghesi spazzarono via gli arabi dall'Oceano Indiano e si insediarono in tutto l'Oriente.
Nel 1496 Giovanni Caboto, italiano che viveva in Inghilterra, finanziato da alcuni mercanti di Bristol viaggiò fino a scoprire la Terranova e la Nuova Scozia. Poiché non porto indietro né metalli preziosi né beni commerciabili, i finanziatori persero interesse.
Mercanti francesi mandarono Verrazzano alla scoperta di un passaggio occidentale per le Indie.
Cartier viaggiò lungo il fiume San Lorenzo e rivendicò il Canada come francese.
Nel 1513 lo spagnolo Balboa scoprì l'Oceano Pacifico, da lui chiamato "Mare del sud".
Nel 1519 il portoghese Ferdinando Magellano circumnavigò il globo viaggiando sempre verso occidente. Magellano non intendeva circumnavigare il mondo, pensava invece di trovare l'Asia a pochi giorni di navigazione nel Pacifico.
Il primo secolo di espansione europea fu monopolio di Spagna e Portogallo, regioni che erano, prima del XVI secolo, ai margini della civiltà europea.
Nel 1515 i portoghesi erano padroni dell'Oceano Indiano, fondarono centri fortificati e sconfissero flotte islamiche. Alfonso De Albuquerque fu il più grande viceré portoghese, costruì un forte a Malacca e conquistò Ceylon. I portoghesi controllavano anche Goa e Macao. Tutte queste fortificazioni erano costruite in zone strategiche e commerciali.
Nelle Americhe, fra il 1519 e il 1521, Hernan Cortes conquistò l'impero azteco in Messico. Francisco Pizarro conquistò l'impero inca in Perù nel corso degli anni '30.
Le malattie portate dagli europei e gli alcolici ridussero grandemente la popolazione amerindiana, così gli spagnoli introdussero gli schiavi africani come manodopera., attività iniziata nel 1501.
Questa espansione aumentò considerevolmente la quantità delle merci scambiate. L'Europa richiedeva ora prodotti prima sconosciuti: indaco e cocciniglia come tinture, caffè, cacao e tè, cotone e canna da zucchero.
Il cotone indiano divenne il tessuto più a buon mercato che potesse esistere e sviluppò l'industria europea.
Frutta tropicale, patate, pomodori, fagioli, fagiolini, zucche, peperoncini e granturco andarono ad accrescere la dieta degli europei, anche il riso ebbe una grande espansione.
Malgrado il divieto del governo spagnolo all'esportazione di lingotti, esso stesso trasgredì questa legge inviando metalli preziosi in Italia, Germania e Paesi Bassi per finanziare le proprie guerre.
I metalli preziosi, distribuiti in tutta Europa, generarono un aumento dei prezzi specie dei generi alimentari, al contempo il valore dei salari non aumentò. Questi eventi sono collocati sotto il nome di "Rivoluzione dei prezzi".
Molte delle conseguenze di tale evento sono gonfiate o erroneamente individuate. Molti sovrano senza scrupoli svalutarono la propria moneta , senza contare che le fluttuazioni a breve termine causarono guasti maggiori dell'inflazione di lungo periodo. Questo fenomeno fu causa d'una ridistribuzione del reddito, se ne avvantaggiarono coloro che disponevano redditi fissi a danno dei salariati. La diminuzione degli stipendi fu anche causata dalle interrelazioni fra aumento demografico e produzione agricola.
La spiegazione più semplice per la cessazione della crescita demografica nel XVII secolo è quella che indica come la popolazione fosse cresciuta al di là delle proprie capacità di nutrimento.
Una mancanza di progressi significativi nell'ambito agricolo determinò una stagnazione.
Il rapporto tra raccolto e sementi non superava i 4 o 5 a 1 come medie europea. 2 o 3 a 1 per l'Europa orientale e 10 o più nelle zone più favorevoli, per esempio i Paesi Bassi (Per fare una comparazione, oggi il rapporto è di 40 o 50 a 1).
Il bestiame aveva una stazza che era circa la metà, se non un terzo, del bestiame odierno.
Vi sono prove evidenti dell'aumento della terra arata, sia attraverso il recupero di aree incolte, sia convertendo pascoli in terreni agricoli poco fertili. Questo ridusse la quantità di carne e latte nella dieta europea, nonché la quantità di concime utilizzabile.
Nelle periferie d'Europa si usavano ancora tecniche antiquate come il debbio, ma senza schiavitù.
Nella Russia europea e in Polonia la schiavitù era comune. I territori del Baltico erano un enorme granaio specializzato nella segale.
In Italia la situazione era variegata, si andava dai piccoli proprietari innovatori del nord ai poveri mezzadri del sud e delle isole. L'agricoltura italiana era enormemente diversificata e i cereali erano meno importanti, giacché un grande peso aveva il riso, l'olivo e la vite. I terreni erano  esauriti dall'erosione dei suoli e dalla deforestazione.
La Spagna era simile all'Italia, fertili regioni costiere a est e a sud e catene montuose a nord. L'altopiano centrale è chiamato "meseta". La Spagna ereditava, con poco successo, l'agricoltura moresca. Anche se l'orticoltura e l'irrigazione erano presenti i sovrani sperperarono questa eredità. L'espulsione degli ebrei e la caduta di Granada incentivarono la decadenza di questo tipo di agricoltura. I musulmani convertiti, detti "moriscos", furono espulsi nel 1609, con questo evento la spina dorsale dell'agricoltura spagnola cedette del tutto.
Nel corso del XVI secolo la proprietà terriera si concentrò nelle mani del clero e degli aristocratici assenteisti. La terra veniva ceduta con contratti a breve termine a mezzadri a cui mancava capitale ed incentivi per mantenere il livello qualitativo moresco. Molti contadini caddero nel servaggio.
Con l'aumento dei prezzi la "meseta" fu messa a coltura, ma questo non bastò. La Spagna dipese sempre maggiormente dalle importazioni cerealicole.
L'agricoltura spagnola era caratterizzata da una rivalità fra pastori e agricoltori. La lana merino era molto richiesta nei Paesi Bassi ed era una grande fonte di entrate. I pastori praticavano la transumanza in modo insolito, i tragitti erano molto lunghi e i tragitti percorsi erano protetti da leggi reali. Gli allevatori erano organizzati nell' "Onorato consiglio della Mesta", una potente lobby corporativa che danneggiava l'agricoltura a favore dell'allevamento. Durante il Seicento, con la diminuzione della popolazione, molte fattorie furono abbandonate.
In Francia settentrionale, in Germania, in Scania, in Danimarca ed in Inghilterra c'erano i campi aperti, un retaggio curtense. Le regioni collinari o montuose, come la Svizzera, e la Francia occidentale intervallavano campi chiusi (bocage) con campi aperti. Il termine tedesco Grundherrschaft indica il sistema di possesso fondiario dove l'aristocrazia si trasforma in un mero proprietario. Le prestazioni d'opera erano ormai sulla via del tramonto, il numero di piccoli proprietari e contadini fittavoli indipendenti cresceva. Il 10% del suolo inglese fu recintato nel XVI secolo e, nel complesso, per i contadini fu un guadagno.
Il fermage era utilizzato soprattutto nella Francia centro-settentrionale. Un benestante prendeva in affitto un terreno e lo subaffittava in appezzamenti più piccoli.
La prima agricoltura moderna d'Europa fu quella dei Paesi Bassi, essa era legata alla superiorità economica, dalla specializzazione e dalla domanda delle prospere città.
Gli agricoltori olandesi, al contrario degli altri europei, cercavano di produrre quanto più possibile per il mercato, acquistano a loro volta cereali di minore qualità per il consumo interno. Alcuni si specializzavano in prodotti più costosi, come la carne o i formaggi. Avere una grande quantità di bestiame indicava anche una grande quantità di fertilizzante e la natura intensiva dell'agricoltura olandese ne richiedeva molto. Si raccoglievano quindi rifiuti soldi dalle fogne ed escrementi di piccione, le città olandesi erano per questo anche più salubri delle altre. In Olanda c'erano anche aree specializzate nella produzione di birra, orticoltura, canapa, lino e robbia (colorante rosa). La redditività di queste pratiche è attestata dai continui sforzi nel creare nuovi polder prosciugando laghi e acquitrini. I mercanti investivano nella bonifica per poi affittare la terra agli agricoltori.
In parte le tecniche olandesi si diffusero, la rapa venne portata in Inghilterra nel 1565, anche la bonifica di zone paludose fu praticata nell'Inghilterra orientale. La Francia settentrionale, al confine coi Paesi Bassi, conobbe innovazioni simili, ma la produttività, i mercati e le professioni extra - agricole non erano abbastanza sviluppate per dare vita ad una specializzazione intensiva.
Nell'industria e nell'agricoltura non ci fu una netta cesura fra medioevo ed età moderna. Nel 1589 il pastore inglese William Lee inventò una macchina per maglieria che produceva mille maglie al minuto contro le cento di un artigiano esperto. Le autorità temevano la disoccupazione ed erano restie ad accettare queste innovazioni, così come le società monopolistiche temevano la concorrenza. A Lee fu rifiutato il brevetto e i suoi macchinari furono distrutti da una folla di magliai inferociti. In seguito trovò riparo in Francia sotto Enrico V.
Il telaio girevole fu inventato in Olanda, in Inghilterra venne proibito ma si diffuse comunque.
L'insufficienza di fonti energetiche e dei materiali da costruzione fecero naufragare molti progetti.
Nel XVII secolo i mulini ad acqua per la filatura della seta si moltiplicarono nel nord Italia, il loro impianto può essere considerato il precursore dell'industria moderna.
Verso la fine del Quattrocento i fiamminghi crearono un panno leggero ed economico.
Le industrie italiane subivano una forte concorrenza e persero terreno. L'industria laniera spagnola fu ostacolata da una tassazione eccessiva e si trovò frenata. La ribellione olandese danneggiò gravemente le industrie dei due paesi, però i Paesi Bassi rimasti sotto il dominio spagnolo già nel XVII erano tornate ad essere le principali fornitrici di panno.
Il  mercante - manifatturiero distribuiva il materiale e gli artigiani lavoravano a domicilio. In Inghilterra le corporazioni si estinsero gradualmente, in Francia furono mantenute perché fonti di reddito.
La flotta mercantile olandese aumentò di dieci volte, era la più grande d'Europa. Elementari tecniche di produzione di massa, come seghe meccaniche e paranchi azionati da mulini a vento permisero questa avanzata cantieristica navale. Tutto il legno era importato dalla regione baltica. Gli olandesi introdussero il "flauto", una nave cisterna grande e sgraziata, ma utile per portare grandi quantità di merci di basso valore.
Nel medioevo il ferro battuto era ottenuto dal "blumo" tramite il carbone di legna, il processo era lento e costoso. Nel XIV e nel XV secolo l'altezza delle fornaci crebbe e si utilizzarono mantici idraulici, fino a creare l'altoforno. L'altoforno fu accompagnato da molte attività ancillari: mantici idraulici, magli meccanici, mulini e pestelli, macchine trafilatrici, laminatoi e tagliatrici. I Paesi Bassi furono il centro di queste innovazioni, anche la Spagna, la Germania e l'Italia settentrionale ebbero i loro centri metallurgici moderni.
La produzione totale europea ammontava di 60.000 tonnellate l'anno. Nel 1625 in Inghilterra esistevano oltre cento fornaci che producevano 25.000 tonnellate di ferro. Nel XVII l'alto prezzo del carbone di legna frenò l'espansione nelle aree esistenti. Altre zone presero importanza, in particolar modo le zone di approvvigionamento, le Alpi svizzere e l'Austria, ma anche l'Europa orientale e la Svezia.
La Svezia era favorita da un minerale ferroso di alta qualità oltre che dall'abbondanza di legname ed acqua. Nel XVII secolo imprenditori valloni ed olandesi introdussero tecniche avanzate.
L'estrazione di argento nell'Europa centrale registrò un notevole balzo in avanti di conseguenza alla scoperta del processo di amalgamazione con il mercurio. Quando i minatori tedeschi esportarono la tecnica in Perù e in Messico, negli anni sessanta del XVI secolo, i prezzi crollarono e molte miniere europee chiusero.  Le tecniche estrattive furono migliorate, si fecero pozzi più profondi e più ventilati, macchine per il pompaggio dell'acqua. I minatori tedeschi portarono le loro tecniche in Ungheria e in Inghilterra.
La scarsità di legname nelle aree più sviluppate fu una delle maggiori cause dell'integrazione della Norvegia e della Svezia nell'economica occidentale.
Malgrado tutto questo non bisogna dimenticare il grado imperfetto della specializzazione, la sua estrema dipendenza dall'agricoltura. Molti lavoratori dell'industria si dedicavano anche all'agricoltura.
I commerci con Asia e America non erano che una piccola parte dei commerci totali. Il commercio sarebbe cresciuto anche senza le scoperte geografiche. Nel XVI e nel XVII secolo il centro di gravità del commercio si spostò dal Mediterraneo al Mare del Nord. L'invasione portoghese dell'Oceano Indiano colpì duramente i veneziani, il primo carico portoghese di spezie apparse ad Anversa nel 1501, trasportato e smerciato da fiamminghi. Tutto il commercio fra l'Europa settentrionale e la Francia, il Portogallo, la Spagna o il Mediterraneo era in mano olandese. Nel 1602 ad Amsterdam viene fondate la "Compagna delle Indie orientali".
Nel 1608 i francesi fondarono un insediamento nel Quebec , ma la "Nuova Francia" non prosperò.
Nel 1624 gli olandesi tentarono di conquistare le colonie portoghesi in Brasile, ma furono respinti. Altri olandesi intanto fondarono Nuova Amsterdam.
Il commercio marittimo rappresentava la maggioranza degli scambi, ma non sono da dimenticare gli scambi fluviali o sul dorso di animale. Spesso questi trasporti erano misti.
Nel XVI secolo una buona quantità delle merci scambiate era costituita da beni di prima necessità. Questo fu possibile grazie alle migliorie apportate alle navi che generarono una diminuzione dei costi e dei rischi.
Le esportazioni verso le colonie erano perlopiù composte da manufatti. In Asia gli europei avevano difficoltà nel trovare merci da scambiare con le spezie, potevano portare solo armi da fuoco, munizioni e metalli pregiati. L'Asia si rivelò un pozzo senza fondo di metalli monetari, la situazione si rovesciò con la conquista dell'India da parte dei britannici nel XVIII secolo.
Il traffico degli schiavi era molto proficuo, essi venivano comprati direttamente dalle tribù, a volte erano prigionieri di guerra, altre volte chi li vendeva era lo stesso capotribù. Gli europei scambiavano gli schiavi con armi da fuoco, coltelli, abiti colorati e ninnoli di poco valore. Quindi venivano portati nel Nuovo Mondo in cambio di zucchero, tabacco e altri prodotti americani.
I mercanti italiani, nel XV secolo, avevano colonie in tutta Europa ed oltre. I commercianti locali appresero le tecniche italiane, la contabilità a partita doppia e il credito, tanto che nel XVI secolo gli italiani erano esclusi dal commercio.
Nascevano varie dinastie mercantili, fra cui i Fugger, mercanti di seta e spezie, padroni di miniere di rame in Ungheria e finanziatori dei sovrani iberici.
Nel medioevo il monopolio della lana era in mano ai mercanti del Fondaco, i successori furono altre società regolamentate. In Inghilterra, nella seconda metà del XVI secolo, nacquero varie società monopolistiche, un per ogni area geografica.
In Europa sorse un unico grande emporio, dapprima Bruges, poi Anversa e infine Amsterdam. Malgrado fosse uno sviluppo, se confrontato alle fiere medievali, il fatto che ne nascesse uno solo per volta mostra i limiti dell'avvenimento, quando il volume totale di merci e finanza è relativamente piccolo è meglio concentrarlo in una sola località. Il termine "borsa" nasce proprio a Bruges, indicava infatti la sala riunioni dei mercanti, dove non venivano scambiate merci ma solo campioni ispezionabili. L'uso del credito era comune, si utilizzava la cambiale e il trasferimento bancario.
I mercanti portoghesi in oriente erano attivi nel commercio regionale. In concorrenza coi musulmani avevano un monopolio virtuale sugli scambi fra Cina e Giappone. Il numero medio di navi che componevano i convogli annuali era, nella seconda metà del XVI secolo, di ottanta unità, una minima frazione del naviglio totale impegnato nel commercio in Europa.

Fonti: Storia economica del mondo / Dalla preistoria al XVII secolo, Cameron Rondo, Neal Lerry, Il Mulino, 2005.



lunedì 23 maggio 2011

Aspetti economici e produttivi del medioevo

Voglio proporvi questa breve ricerca che ho fatto sull'economia medievale.
Oltre ad essere istruttiva e approfondita può darvi spunti per la creazione di sistemi produttivi credibili dentro alle vostre avventure d'ambientazione fantasy o d'ambientazione reale medievale.

L'economia medievale in breve

Gli autori rinascimentali sminuirono la crescita economica avvenuta nel medioevo.
Il fiscalismo esagerato e la corruzione dell' impero romano fecero crollare l'autorità centrale, dall'anarchia risultante emersero i latifondi autosufficienti.  Nello stesso tempo le città e i commerci interregionali decaddero. Le tribù barbare coi loro effimeri regni non riuscirono a riorganizzare un sistema di tassazione o una burocrazia permanente.
A partire dall'VIII secolo nuove orde di invasori minacciarono i franchi per oltre due secoli.
Nel 711 i musulmani, dal Nord Africa, invasero la Spagna rovesciando il regno visigoto. Conquistarono anche la Sicilia, la Corsica e la Sardegna. Il Mediterraneo era un lago musulmano.
Più tardi dalla Scandinavia arrivarono i vichinghi che si impadronirono delle isole britanniche e conquistarono la Normandia.
Nel IX secolo le tribù magiare attraversarono i Carpazi e penetrarono nell'Europa centrale.
Per affrontare queste minacce i re franchi ricorsero ad una serie di relazioni militari, nasce il feudalesimo.
La recente introduzione della staffa dall'Asia centrale aveva reso quasi obsoleti i fanti. Mantenere tali truppe era però molto dispendioso nell'assenza di un'economia monetaria e un fiscalismo organico.
La soluzione fu quella di concedere ai guerrieri il reddito di grandi proprietà in cambi di servigi militari.
Al di sotto del sistema feudale, ma con origini più antiche, stava la forma di organizzazione economica e sociale detta curtis. Essa iniziò a prendere forma nel tardo Impero romano. In alcune regioni, la Scozia, la Norvegia e i Balcani, la curtis non si affermò.
La curtis era divisa in pars dominica e pars massaricia.
La pars dominica era recintata e comprendeva il 30% di terra arabile. Comprendeva anche la casa del signore, stalle,officine e frutteti. I boschi e le foreste erano di uso comune. Spesso una singola curtis comprendeva due o più villaggi, più raramente un villaggio era divido in due o più curtes.
Nelle regioni poco fertili o collinari l'insediamento era sparso. Nelle zone dove la curtis era esogena essa si modificò per tener conto del clima, delle tradizioni e delle istituzioni preesistenti.
Alcuni nobili possedevano diverse curtes e potevano essere anche vassalli l'uno dell'altro. La piramide feudale esisteva solo in linea di principio, era un modello ideale. La grande confusione portava sovente a scontri e violenze.
Anche per l'ordine ecclesiastico vi erano dei gradi sociali. Innanzitutto la divisione fra clero regolare (ordini monastici) e clero secolare (preti e vescovi). La mobilità verticale all'interno della chiesa era sicuramente più alta di quella all'interno della società laica.
La schiavitù andava scomparendo ma gli uomini veramente liberi, ovvero non legati alla terra, erano rari.
Il ruolo del bestiame variava considerevolmente da regione a regione. A cominciare dal X secolo le prestazioni d'opera (corvée) andavano sostituendosi a pagamenti in denaro.
 Nel clima mediterraneo il bestiame era poco importante ed era composto perlopiù da capre, causa dell'erosione del suolo per il sovra-pascolamento.
L'innovazione più importante nell'agricoltura fu la rotazione triennale. Essa fu strettamente collegata con altre due importanti innovazioni:  l'introduzione dell'aratro pesante, con coltro e versoio, a ruote e l'uso dei cavalli come animali da tiro, evoluzione dipesa da finimenti più elaborati che permettevano meno fatica all'animale.
I romani portarono la rotazione biennale nel nord Europa, ma i loro aratri leggeri non riuscivano a rivoltare i suoli pesanti di quelle zone, perciò si limitarono a coltivare solo le colline sabbiose.
L'aratro pesante è probabilmente nato fra i franchi, il suo uso richiedeva diversi buoi e rafforzò così la natura cooperativa dell'agricoltura.
Nei climi più umidi dell'Europa nord-occidentali non era necessario il maggese, i suoli profondi permettevano un prelievo continuo. Il primo esempio di rotazione triennale risale alla seconda metà del VIII secolo nella Francia settentrionale, all'inizio del XI secolo era ampiamente utilizzata nell'Europa nord-occidentale. Una coltura tipica prevedeva avena o fagioli in primavera, grano in autunno e un anno di maggese. Questo poteva produrre un 50% in più in termini di quantità, riducendo anche il rischio di gravi carestie. Con la maggior quantità di terra disponibile era possibile anche introdurre nuove piante.
Nell'area mediterranea restava l'agricoltura biennale, con l'unica eccezione dell'Italia del nord durante periodi di grande urbanizzazione.
I cavalli furono raramente utilizzati per l'aratura prima del X secolo. Oltre a costare molto erano richiesti in gran numero per scopi militari. Insieme alla bardatura più efficace fu introdotta anche la ferratura degli zoccoli. Un cavallo poteva svolgere il lavoro di tre o quattro buoi, ma costava anche il triplo di mantenimento. La sua adozione dipendeva sempre da un fine calcolo economico. Essa era vantaggiosa solo se c'era un approvvigionamento costante di avena e se il terreno da coltivare era abbastanza vasto e produttivo, così da giustificare l'uso di questo animale.
L'uso fu limitato alle Francia settentrionale, alle Fiandre, alla Germania e all'Inghilterra.
Nell'Europa medievale il ferro era più abbondante e più a buon mercato rispetto che nell'antichità.
Questo non migliorò solo la tecnica militare ma anche quella agricola.
Fu migliorata la falce messoria e fu inventata la fienaia per l'avena. L'erpice, usato per spezzare le zolle e spianare i terreni, era noto fin dall'antichità, ma ora veniva costruito con parti in ferro e l'uso divenne più comune.
La pratica di marnare il terreno (aggiungendo calcare o argilla) accrebbe la fertilità dei suoli. Nel XIII secolo nelle coltivazioni intensive si adottò il "concime verde", ovvero l'aratura in presenza di trifogli o altre piante azotate. Simili tecniche finirono per incentivare l'uso di una rotazione quadriennale ancora più complessa.
Nel medioevo furono introdotte diverse colture, la segale per fare il pane e l'avena, essenziali per i cavali. I piselli, i fagioli e le lenticchie contribuirono a variare l'alimentazione. Molti ortaggi e frutti del Mediterraneo e dell'Africa furono acclimatatati in Europa. Tramite l'innesto furono ottenute qualità migliori di frutta e noci. Dai musulmani si apprese la coltivazione della canna da zucchero, degli agrumi, del cotone, del gelso, dei bachi da seta e del riso.
La prova più evidente di tutto questo sviluppo fu la crescita demografica.
La popolazione europea intorno all'anno mille è stata calcolata tra i 12 e i 15 milioni di persone. Le regioni a densità maggiore furono quelle caratterizzate dall'economia curtense. All'inizio del XIV secolo la popolazione europea comprendeva 45-50 milioni di persone.
Oltre all'alimentazione migliore e all'aumento della produttività agricola, la popolazione crebbe per la diminuzione di saccheggi e guerre, per la manifattura del sapone e per un leggero miglioramento climatico avvenuto fra il X e il XIV secolo. Tutto questo si collegò al disboscamento e alla colonizzazione di nuove terre, il grande sforzo di bonifica non fu dissimile a quello che faranno i coloni europei in nord America.
Nelle Fiandre la terra fu strappata al mare tramite i polder. Diversi ordini religiosi, fra i quali i cistercensi, propagandavano la vita ascetica e il duro lavoro, questo ben si coniugava con l'antropizzazione delle terre selvagge. Sotto la guida di Bernando da Chiaravalle sorsero nuovi capitoli in Francia, Germania e Inghilterra.
Le cronache di Morigny, dei primi anni del XII secolo, ricordano la creazione del villaggio di Mesuns sul sito di un villaggio in rovina immerso nella macchia, la cui terra era proprietà delle monache di S. Eligio.
La pressione del numero finì anche per provocare l'espansione geografica al di fuori dei confini, con questo non si comprende la graduale incorporazione della Scandinavia nel sistema feudale, che non comportò una migrazione di massa. Era diversa invece la situazione nella penisola iberica, in Sicilia e nell'Europa orientale.
La civiltà islamica dominò la penisola iberica per 400 anni, gli agricoltori musulmani erano esperti nell'orticoltura, restaurarono il sistema idrico romano e fecero della Spagna un grande centro intellettuale.
La riconquista iniziò nel X secolo, in coincidenza con la crescita della popolazione europea, nel XIII secolo nove decimi della penisola erano in mano cristiana.
Il regno di Portogallo fu creato da cavalieri borgognoni che portarono con se i propri contadini e il sistema curtense. La topografia e il clima iberico erano diversi da quello delle loro zone di origine, il risultato finale fu un sistema ibrido fra curtis e agricoltura moresca.
Guerrieri normanni scesero in Sicilia e la strapparono ai musulmani, in seguito occuparono anche l'Italia meridionale bizantina.
L'espansione tedesca si riversò nelle odierne Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Romania e Lituania. Prima del X secolo erano aree scarsamente popolate da tribù slave. Nel XIII secolo i cavalieri dell'ordine Teutonico furono incaricati della cristianizzazione (e germanizzazione) dell'area baltica.
Nel meccanismo della colonizzazione c'erano "agenti immobiliari" che stipulavano contratti con grandi proprietari, quest'ultimi si impegnavano a costruire un villaggio o una città. Gli agenti facevano poi il giro delle regioni più popolate d'Europa per reclutare coloni. Per gli insediamenti fluviali o in zone acquitrinose erano preferiti i fiamminghi, data la loro esperienza nel prosciugamento di terreni. Quando si trattava di disboscare foreste erano chiamati i contadini della Vestfalia e della Sassonia.
I coloni avevano più terra e più libertà nelle zone colonizzate.
Tutto questo incrementò l'attività economica. La Polonia e la Prussia divennero fornitrici di grano e legname.
Le crociate non riuscirono a far espandere la civiltà europea, esse colpivano un territorio già densamente popolato.
Nell'alto medioevo molti entri urbani furono completamente abbandonati, il commercio sulla lunga distanza era limitato a generi di lusso ed era portato avanti da siriani ed ebrei.
In Italia la tradizione urbana resistette, prima dell' XI secolo l'Italia aveva più contatto con la civiltà islamica e con quella bizantina, piuttosto che col resto d'Europa.
Essa agiva da intermediaria tra l'oriente più avanzato e l'occidente più arretrato. Amalfi, Napoli e Gaeta agirono in questo senso fra il VI e il IX secolo.
Venezia, spinta verso il mare dai longobardi, conobbe un rapido sviluppo commerciale analogo a quello di Pisa e Genova, costrette a volgersi al mare per difendersi dai corsari musulmani del X secolo. Il loro contrattacco ebbe tale successo che esse si trovarono ben presto a controllare l'interno Mediterraneo occidentale. La crescita delle città cominciò dapprima in quelle portuali, poi si espanse nel retroterra, dove era ancora viva la tradizione urbana di Roma.
L'interazione fra città e campagna era intensa, la campagna forniva popolazione in sovrannumero, e la città forniva un mercato per la campagna. Sotto la pressione delle forze di mercato il sistema curtense cominciò a decadere.
Molti dei nuovi imprenditori agricoli erano abitanti delle città, i campi vennero recintati e furono create reti di canali per l'irrigazione.
I mercanti più ricchi si riunirono talvolta con la nobiltà di rango inferiore in associazioni col fine di sbrigare gli affari municipali e difendere gli interessi comuni. Col tempo divennero governi cittadini, nacquero così i comuni. Essi spesso trattavano o guerreggiavano contro i signori feudali per ottenere statuti di franchigia.
Nel 1035 Milano conquistava l'indipendenza. Inoltre molte città italiane conquistarono un grande retroterra agricolo così come avevano fatto le città stato greco-romane. Nel 1176 la lega lombarda sconfisse il Barbarossa ribadendo la loro indipendenza.
L'unica regione paragonabile all'Italia settentrionale erano i Paesi Bassi.
Il traffico mercantile più proficuo era quello fra Italia e Levante. Arrivavano spezie dalle isole Molucche, sete dalla Cina e broccati dall'Impero bizantino. Presto si aggiunsero anche merci voluminose, come l'allume dall'Asia Minore e il cotone grezzo dalla Siri. In direzione opposta viaggiavano panno comune, lino e pellicce, oltre che prodotti in metallo e vetro.
I veneziani si assicurarono un posto di favore nel commercio con l'Impero bizantino in cambio dell'aiuto contro i turchi selgiuchidi.
Genova e Pisa, che avevano cacciato i musulmani dalla Corsica e dalla Sardegna, assaltavano le loro fortezze in Nord Africa. Genova sconfisse poi Pisa e sfidò Venezia.
Ibn Alatir ricorda la spedizione del 1087 contro Al Mahdiah, che fu saccheggiata e data alle fiamme da pisani e genovesi.
Durante le crociate i mercanti italiani penetrarono ancora di più nel Levante, fondarono colonie ed enclavi in Grecia, sul Mar Nero, in Asia Minore e in Palestina.
Navi genovesi solcavano perfino il Mar Caspio, il fallimento delle crociate non intaccò questa situazione.
Fiorì anche il commercio con la Cina, tra la metà del XIII e la metà del XIV secolo. Esso fu possibile grazie alla pax mongolica, l'unificazione territoriale mongola che dalla Polonia arrivava in Corea. Gli italiani erano presente sia in India sia a Pechino. I manuali dei mercanti (per esempio il fiorentino Francesco Balducci Pegolotti) descrivono gli itinerari da seguire lungo la "via della seta".
In Italia i mercanti trasportavano cereali dalla Sicilia in cambio di panno. C'erano inoltre scambi di olive, pesce essiccato, sale, vino e formaggio. Questi traffici erano condivisi con mercanti catalani, spagnoli, provenzali, narbonesi e musulmani.
I mari del nord erano meno trafficati del Mediterraneo ma crebbero in modo costante d'importanza.
Nell'alto medioevo i frisoni erano stati i principali attori di questo modesto mercato, in seguito vennero sostituiti dagli scandinavi ma, nel tardo medioevo, le grandi città commerciali tedesche organizzate nell'Hansa dominarono sia il mare del Nord che il mar Baltico.
L'Hansa crebbe fino a comprendere duecento città, anche se fu organizzata formalmente solo nel 1367 in risposta alle minacce del re di Danimarca, essa vantava molti anni di cooperazione informale.
A Venezia esisteva un fondaco di tedeschi, a Londra un intero quartiere con diritto di autogoverno, altre colonie erano in Normandia, a Novgorod e sull'isola di Gotland.
Questi mercanti trasportavano cereali, legname e attrezzatura navali.
Nel XII secolo la specializzazione regionale stava diventando un aspetto saliente, l'esempio più noto è il vino della Guascogna. Il trasporto terrestre è generalmente più costoso di quello marittimo, nel medioevo vi fu una grande eccezione, giacché la via marittima fra Mediterraneo e Mare del nord era pericolosa. Per questa ragione i valichi alpini sopportavano un gran traffico, i signori che dominavano quei passaggi sgominarono i banditi e si prodigarono per offrire assistenza ai viaggiatori. Associazioni professionali di mulattieri offrivano i loro servizi, confraternite religiose organizzavano stazioni di soccorso.
Le fiere della Champagne si affermarono nel XII secolo, esse erano un punto d'incontro per i mercanti. I conti di Champagne offrivano le infrastrutture e la protezione. Queste fiere ruotavano in città a mezza strada fra l'Italia settentrionale e i Paesi bassi. Le fiere rappresentavano anche centri finanziari, diedero vita alle "lettere di fiera" e altri strumenti di credito.
Negli ultimi decenni del XIII secolo le rotte dal Mediterraneo al Mare del nord divennero sempre più frequenti, le merci arrivavano direttamente al grande mercato permanente di Bruges, sminuendo così il ruolo delle fiere.
Si era aperta una nuova fase, sorsero grandi società commerciali e finanziarie con filiali in tutte le grandi città, esse si sostituirono ai singoli mercanti. Era la rivoluzione commerciale.
Fino al XIII secolo il commercio era itinerante e avventuroso , ben presto si diffuse una forma di associazione chiamata commenda. Un mercante forniva il capitale e un altro affrontava il viaggio.
In seguito la "vera società" si sostituì alla commenda, queste ditte avevano soci in tutta l'Europa. Fornivano anche servizi bancari e possedevano miniere,  le più famose erano i Bardi e i Peruzzi. Entrambe finirono in bancarotta nel XIV secolo per l'eccessiva esposizione creditizia nei confronti di sovrani insolventi.
I proprietari di navi potevano affittarle contemporaneamente a diversi mercanti, oppure un singolo imprenditore poteva noleggiare una nave e quindi venderne lo spazio ad altri mercanti.
Dato l'alto rischio del trasporto dei metalli preziosi, nelle fiere, si utilizzava il credito. Sebbene le cambiali fossero nate per rappresentare una merce reale finirono per essere usate come puri e semplici strumenti finanziari.
C'era una grande confusione data la molteplicità delle monete coniate e i loro diversi valori.
Molti usavano il sistema carolingio, ma in effetti le monete avevano quantità diverse di metallo prezioso per ogni entità statale.  Per questo motivo prosperò la figura del cambiavalute, abile nel riconoscere i vari tipi di monetazione.
Solo nella seconda metà del XIII secolo si coniò una valuta stabile. A Firenze, nel 1252, venne coniato il fiorino d'oro.
Sulla soglia dell'anno mille il livello tecnologico era almeno pari a quello dell'antichità. L'industria più sviluppata era quella del panno. La seta e il cotone venivano prodotti solo in Italia e dalla Spagna musulmana.
I lavoratori specializzati, come i tintori, erano organizzati in corporazioni. L?industria era dominata da mercanti che fornivano la materia grezza casa per casa. In Italia esistevano anche capannoni industriali. La produttività crebbe dopo invenzioni come il telaio a pedale e la macchina idraulica per la follatura.
Anche l'industria metallurgica era importante, nella seconda metà del medioevo registrò un notevole progresso. Dal 1200 a. C. e per tutta l'antichità gli oggetti in ferro erano costosi e meno comuni, nel medioevo invece il ferro era il metallo più economico. Non solo c'era un miglior accesso al minerale, ma anche al combustibile. L'uso di energia idraulica per muovere mantici e martelli a leva risultarono fattori fondamentali.
Verso la fine del XIV secolo nacquero i precursori dell'altoforno che sostituirono la fucina catalana.
Le libere associazioni, in contrasto con gli schiavi dell'antichità, facilitarono l'evoluzione.
Nel nord si diffusero cognomi come Smith e Schmidt, questo testimonia l'alto numero di artigiani impegnati nella metallurgia.
Un'altra industria importante era quella del cuoio. Esso era impiegato per il mobilio, per l'abbigliamento, e per le attrezzatura industriali quali le valvole.
Alcune innovazioni arrivarono dall'esterno, per esempio la polvere da sparo dall'Asia, la tecnica della manifattura della carta era cinese, arrivò in Europa attraverso i musulmani, che l'avevano appresa dopo la battaglia di Talas nel 751.
Importante fu anche l'evoluzione del mulino. Dal I secolo a. C. si usavano semplici ruote idrauliche orizzontali. Quando Guglielmo il conquistatore ordinò un censimento delle risorse in Inghilterra (1086), i suoi agenti  contarono 5.624 mulini ad acqua per circa 3.000 villaggi. Bisogna contare anche che l'Inghilterra non era una delle regioni più progredite d'Europa. Questi mulini erano poi più avanzati, avendo pale e ruote idrauliche verticali.
La forza idraulica veniva usata sia per macinare i cereali, sia per fare la carta, follare la lana, segare il legno, battere il ferro e filare la seta.
A Venezia, già nell'XI secolo, esisteva una ruota idraulica azionata dal movimento delle maree.
Ancora migliore fu il mulino a vento del XII secolo, esso però fu utilizzato in modo performante solo nelle pianure dell'Europa settentrionale, in particolar modo fu utilizzato nelle Fiandre per azionare le pompe utili alla bonifica.
Nel 1348 giunse dall'Asia un'epidemia di peste e la popolazione europea si ritrovò ridotta di almeno un terzo. Essa divenne endemica e cominciò a riproporsi ciclicamente. A questo va aggiunta un'escalation di violenza e guerra che accompagnò quegli stessi anni.
Nella prima metà del XIV secolo le perdite di raccolti furono estremamente gravi, la popolazione era già cominciata a calare in quel momento. Nello stesso periodo ci fu anche un peggioramento del clima, la vite scomparve dall'Inghilterra, gli inverni erano più rigidi. In Italia e in Spagna l'eccessiva deforestazione generò l'erosione dei suoli e la diminuzione della fertilità.
C'era una sovrappopolazione in rapporto alle risorse esistenti. In mancanza di nuove terre pascoli, brughiere e prati furono trasformati in campi coltivati, di conseguenza la dieta delle persone si trovava ora povera di quell'apporto proteico fornito dalla carne.
Molti signori tentarono di tornare alla coltivazione diretta delle proprie terre, tentando di ripristinare i vecchi obblighi. I contadini di tutta Europa misero in atto forti resistenze, solo nell'Europa orientale riuscirono ad essere asserviti.
Con la brusca caduta della domanda cerealicola delle città, il prezzo delle granaglie crebbe. La scarsità di lavoratori fece crescere anche i salati, quando i signori cercano di mettere un "tetto" ad essi generarono risentimenti. Questi problemi generarono una situazione di concorrenza fra proprietari terrieri che giovò ai contadini salariati.
La peste non venne tutta per nuocere e aprì le porte all'età moderna.
 
Fonti: Storia economica del mondo / Dalla preistoria al XVII secolo, Cameron Rondo, Neal Lerry, Il Mulino, 2005.

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