Voglio proporvi questa breve ricerca che ho fatto sull'economia medievale.
Oltre ad essere istruttiva e approfondita può darvi spunti per la creazione di sistemi produttivi credibili dentro alle vostre avventure d'ambientazione fantasy o d'ambientazione reale medievale.
L'economia medievale in breve
Gli autori rinascimentali sminuirono la crescita economica avvenuta nel medioevo.
Il fiscalismo esagerato e la corruzione dell' impero romano fecero crollare l'autorità centrale, dall'anarchia risultante emersero i latifondi autosufficienti. Nello stesso tempo le città e i commerci interregionali decaddero. Le tribù barbare coi loro effimeri regni non riuscirono a riorganizzare un sistema di tassazione o una burocrazia permanente.
A partire dall'VIII secolo nuove orde di invasori minacciarono i franchi per oltre due secoli.
Nel 711 i musulmani, dal Nord Africa, invasero la Spagna rovesciando il regno visigoto. Conquistarono anche la Sicilia, la Corsica e la Sardegna. Il Mediterraneo era un lago musulmano.
Più tardi dalla Scandinavia arrivarono i vichinghi che si impadronirono delle isole britanniche e conquistarono la Normandia.
Nel IX secolo le tribù magiare attraversarono i Carpazi e penetrarono nell'Europa centrale.
Per affrontare queste minacce i re franchi ricorsero ad una serie di relazioni militari, nasce il feudalesimo.
La recente introduzione della staffa dall'Asia centrale aveva reso quasi obsoleti i fanti. Mantenere tali truppe era però molto dispendioso nell'assenza di un'economia monetaria e un fiscalismo organico.
La soluzione fu quella di concedere ai guerrieri il reddito di grandi proprietà in cambi di servigi militari.
Al di sotto del sistema feudale, ma con origini più antiche, stava la forma di organizzazione economica e sociale detta curtis. Essa iniziò a prendere forma nel tardo Impero romano. In alcune regioni, la Scozia, la Norvegia e i Balcani, la curtis non si affermò.
La curtis era divisa in pars dominica e pars massaricia.
La pars dominica era recintata e comprendeva il 30% di terra arabile. Comprendeva anche la casa del signore, stalle,officine e frutteti. I boschi e le foreste erano di uso comune. Spesso una singola curtis comprendeva due o più villaggi, più raramente un villaggio era divido in due o più curtes.
Nelle regioni poco fertili o collinari l'insediamento era sparso. Nelle zone dove la curtis era esogena essa si modificò per tener conto del clima, delle tradizioni e delle istituzioni preesistenti.
Alcuni nobili possedevano diverse curtes e potevano essere anche vassalli l'uno dell'altro. La piramide feudale esisteva solo in linea di principio, era un modello ideale. La grande confusione portava sovente a scontri e violenze.
Anche per l'ordine ecclesiastico vi erano dei gradi sociali. Innanzitutto la divisione fra clero regolare (ordini monastici) e clero secolare (preti e vescovi). La mobilità verticale all'interno della chiesa era sicuramente più alta di quella all'interno della società laica.
La schiavitù andava scomparendo ma gli uomini veramente liberi, ovvero non legati alla terra, erano rari.
Il ruolo del bestiame variava considerevolmente da regione a regione. A cominciare dal X secolo le prestazioni d'opera (corvée) andavano sostituendosi a pagamenti in denaro.
Nel clima mediterraneo il bestiame era poco importante ed era composto perlopiù da capre, causa dell'erosione del suolo per il sovra-pascolamento.
L'innovazione più importante nell'agricoltura fu la rotazione triennale. Essa fu strettamente collegata con altre due importanti innovazioni: l'introduzione dell'aratro pesante, con coltro e versoio, a ruote e l'uso dei cavalli come animali da tiro, evoluzione dipesa da finimenti più elaborati che permettevano meno fatica all'animale.
I romani portarono la rotazione biennale nel nord Europa, ma i loro aratri leggeri non riuscivano a rivoltare i suoli pesanti di quelle zone, perciò si limitarono a coltivare solo le colline sabbiose.
L'aratro pesante è probabilmente nato fra i franchi, il suo uso richiedeva diversi buoi e rafforzò così la natura cooperativa dell'agricoltura.
Nei climi più umidi dell'Europa nord-occidentali non era necessario il maggese, i suoli profondi permettevano un prelievo continuo. Il primo esempio di rotazione triennale risale alla seconda metà del VIII secolo nella Francia settentrionale, all'inizio del XI secolo era ampiamente utilizzata nell'Europa nord-occidentale. Una coltura tipica prevedeva avena o fagioli in primavera, grano in autunno e un anno di maggese. Questo poteva produrre un 50% in più in termini di quantità, riducendo anche il rischio di gravi carestie. Con la maggior quantità di terra disponibile era possibile anche introdurre nuove piante.
Nell'area mediterranea restava l'agricoltura biennale, con l'unica eccezione dell'Italia del nord durante periodi di grande urbanizzazione.
I cavalli furono raramente utilizzati per l'aratura prima del X secolo. Oltre a costare molto erano richiesti in gran numero per scopi militari. Insieme alla bardatura più efficace fu introdotta anche la ferratura degli zoccoli. Un cavallo poteva svolgere il lavoro di tre o quattro buoi, ma costava anche il triplo di mantenimento. La sua adozione dipendeva sempre da un fine calcolo economico. Essa era vantaggiosa solo se c'era un approvvigionamento costante di avena e se il terreno da coltivare era abbastanza vasto e produttivo, così da giustificare l'uso di questo animale.
L'uso fu limitato alle Francia settentrionale, alle Fiandre, alla Germania e all'Inghilterra.
Nell'Europa medievale il ferro era più abbondante e più a buon mercato rispetto che nell'antichità.
Questo non migliorò solo la tecnica militare ma anche quella agricola.
Fu migliorata la falce messoria e fu inventata la fienaia per l'avena. L'erpice, usato per spezzare le zolle e spianare i terreni, era noto fin dall'antichità, ma ora veniva costruito con parti in ferro e l'uso divenne più comune.
La pratica di marnare il terreno (aggiungendo calcare o argilla) accrebbe la fertilità dei suoli. Nel XIII secolo nelle coltivazioni intensive si adottò il "concime verde", ovvero l'aratura in presenza di trifogli o altre piante azotate. Simili tecniche finirono per incentivare l'uso di una rotazione quadriennale ancora più complessa.
Nel medioevo furono introdotte diverse colture, la segale per fare il pane e l'avena, essenziali per i cavali. I piselli, i fagioli e le lenticchie contribuirono a variare l'alimentazione. Molti ortaggi e frutti del Mediterraneo e dell'Africa furono acclimatatati in Europa. Tramite l'innesto furono ottenute qualità migliori di frutta e noci. Dai musulmani si apprese la coltivazione della canna da zucchero, degli agrumi, del cotone, del gelso, dei bachi da seta e del riso.
La prova più evidente di tutto questo sviluppo fu la crescita demografica.
La popolazione europea intorno all'anno mille è stata calcolata tra i 12 e i 15 milioni di persone. Le regioni a densità maggiore furono quelle caratterizzate dall'economia curtense. All'inizio del XIV secolo la popolazione europea comprendeva 45-50 milioni di persone.
Oltre all'alimentazione migliore e all'aumento della produttività agricola, la popolazione crebbe per la diminuzione di saccheggi e guerre, per la manifattura del sapone e per un leggero miglioramento climatico avvenuto fra il X e il XIV secolo. Tutto questo si collegò al disboscamento e alla colonizzazione di nuove terre, il grande sforzo di bonifica non fu dissimile a quello che faranno i coloni europei in nord America.
Nelle Fiandre la terra fu strappata al mare tramite i polder. Diversi ordini religiosi, fra i quali i cistercensi, propagandavano la vita ascetica e il duro lavoro, questo ben si coniugava con l'antropizzazione delle terre selvagge. Sotto la guida di Bernando da Chiaravalle sorsero nuovi capitoli in Francia, Germania e Inghilterra.
Le cronache di Morigny, dei primi anni del XII secolo, ricordano la creazione del villaggio di Mesuns sul sito di un villaggio in rovina immerso nella macchia, la cui terra era proprietà delle monache di S. Eligio.
La pressione del numero finì anche per provocare l'espansione geografica al di fuori dei confini, con questo non si comprende la graduale incorporazione della Scandinavia nel sistema feudale, che non comportò una migrazione di massa. Era diversa invece la situazione nella penisola iberica, in Sicilia e nell'Europa orientale.
La civiltà islamica dominò la penisola iberica per 400 anni, gli agricoltori musulmani erano esperti nell'orticoltura, restaurarono il sistema idrico romano e fecero della Spagna un grande centro intellettuale.
La riconquista iniziò nel X secolo, in coincidenza con la crescita della popolazione europea, nel XIII secolo nove decimi della penisola erano in mano cristiana.
Il regno di Portogallo fu creato da cavalieri borgognoni che portarono con se i propri contadini e il sistema curtense. La topografia e il clima iberico erano diversi da quello delle loro zone di origine, il risultato finale fu un sistema ibrido fra curtis e agricoltura moresca.
Guerrieri normanni scesero in Sicilia e la strapparono ai musulmani, in seguito occuparono anche l'Italia meridionale bizantina.
L'espansione tedesca si riversò nelle odierne Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Romania e Lituania. Prima del X secolo erano aree scarsamente popolate da tribù slave. Nel XIII secolo i cavalieri dell'ordine Teutonico furono incaricati della cristianizzazione (e germanizzazione) dell'area baltica.
Nel meccanismo della colonizzazione c'erano "agenti immobiliari" che stipulavano contratti con grandi proprietari, quest'ultimi si impegnavano a costruire un villaggio o una città. Gli agenti facevano poi il giro delle regioni più popolate d'Europa per reclutare coloni. Per gli insediamenti fluviali o in zone acquitrinose erano preferiti i fiamminghi, data la loro esperienza nel prosciugamento di terreni. Quando si trattava di disboscare foreste erano chiamati i contadini della Vestfalia e della Sassonia.
I coloni avevano più terra e più libertà nelle zone colonizzate.
Tutto questo incrementò l'attività economica. La Polonia e la Prussia divennero fornitrici di grano e legname.
Le crociate non riuscirono a far espandere la civiltà europea, esse colpivano un territorio già densamente popolato.
Nell'alto medioevo molti entri urbani furono completamente abbandonati, il commercio sulla lunga distanza era limitato a generi di lusso ed era portato avanti da siriani ed ebrei.
In Italia la tradizione urbana resistette, prima dell' XI secolo l'Italia aveva più contatto con la civiltà islamica e con quella bizantina, piuttosto che col resto d'Europa.
Essa agiva da intermediaria tra l'oriente più avanzato e l'occidente più arretrato. Amalfi, Napoli e Gaeta agirono in questo senso fra il VI e il IX secolo.
Venezia, spinta verso il mare dai longobardi, conobbe un rapido sviluppo commerciale analogo a quello di Pisa e Genova, costrette a volgersi al mare per difendersi dai corsari musulmani del X secolo. Il loro contrattacco ebbe tale successo che esse si trovarono ben presto a controllare l'interno Mediterraneo occidentale. La crescita delle città cominciò dapprima in quelle portuali, poi si espanse nel retroterra, dove era ancora viva la tradizione urbana di Roma.
L'interazione fra città e campagna era intensa, la campagna forniva popolazione in sovrannumero, e la città forniva un mercato per la campagna. Sotto la pressione delle forze di mercato il sistema curtense cominciò a decadere.
Molti dei nuovi imprenditori agricoli erano abitanti delle città, i campi vennero recintati e furono create reti di canali per l'irrigazione.
I mercanti più ricchi si riunirono talvolta con la nobiltà di rango inferiore in associazioni col fine di sbrigare gli affari municipali e difendere gli interessi comuni. Col tempo divennero governi cittadini, nacquero così i comuni. Essi spesso trattavano o guerreggiavano contro i signori feudali per ottenere statuti di franchigia.
Nel 1035 Milano conquistava l'indipendenza. Inoltre molte città italiane conquistarono un grande retroterra agricolo così come avevano fatto le città stato greco-romane. Nel 1176 la lega lombarda sconfisse il Barbarossa ribadendo la loro indipendenza.
L'unica regione paragonabile all'Italia settentrionale erano i Paesi Bassi.
Il traffico mercantile più proficuo era quello fra Italia e Levante. Arrivavano spezie dalle isole Molucche, sete dalla Cina e broccati dall'Impero bizantino. Presto si aggiunsero anche merci voluminose, come l'allume dall'Asia Minore e il cotone grezzo dalla Siri. In direzione opposta viaggiavano panno comune, lino e pellicce, oltre che prodotti in metallo e vetro.
I veneziani si assicurarono un posto di favore nel commercio con l'Impero bizantino in cambio dell'aiuto contro i turchi selgiuchidi.
Genova e Pisa, che avevano cacciato i musulmani dalla Corsica e dalla Sardegna, assaltavano le loro fortezze in Nord Africa. Genova sconfisse poi Pisa e sfidò Venezia.
Ibn Alatir ricorda la spedizione del 1087 contro Al Mahdiah, che fu saccheggiata e data alle fiamme da pisani e genovesi.
Durante le crociate i mercanti italiani penetrarono ancora di più nel Levante, fondarono colonie ed enclavi in Grecia, sul Mar Nero, in Asia Minore e in Palestina.
Navi genovesi solcavano perfino il Mar Caspio, il fallimento delle crociate non intaccò questa situazione.
Fiorì anche il commercio con la Cina, tra la metà del XIII e la metà del XIV secolo. Esso fu possibile grazie alla pax mongolica, l'unificazione territoriale mongola che dalla Polonia arrivava in Corea. Gli italiani erano presente sia in India sia a Pechino. I manuali dei mercanti (per esempio il fiorentino Francesco Balducci Pegolotti) descrivono gli itinerari da seguire lungo la "via della seta".
In Italia i mercanti trasportavano cereali dalla Sicilia in cambio di panno. C'erano inoltre scambi di olive, pesce essiccato, sale, vino e formaggio. Questi traffici erano condivisi con mercanti catalani, spagnoli, provenzali, narbonesi e musulmani.
I mari del nord erano meno trafficati del Mediterraneo ma crebbero in modo costante d'importanza.
Nell'alto medioevo i frisoni erano stati i principali attori di questo modesto mercato, in seguito vennero sostituiti dagli scandinavi ma, nel tardo medioevo, le grandi città commerciali tedesche organizzate nell'Hansa dominarono sia il mare del Nord che il mar Baltico.
L'Hansa crebbe fino a comprendere duecento città, anche se fu organizzata formalmente solo nel 1367 in risposta alle minacce del re di Danimarca, essa vantava molti anni di cooperazione informale.
A Venezia esisteva un fondaco di tedeschi, a Londra un intero quartiere con diritto di autogoverno, altre colonie erano in Normandia, a Novgorod e sull'isola di Gotland.
Questi mercanti trasportavano cereali, legname e attrezzatura navali.
Nel XII secolo la specializzazione regionale stava diventando un aspetto saliente, l'esempio più noto è il vino della Guascogna. Il trasporto terrestre è generalmente più costoso di quello marittimo, nel medioevo vi fu una grande eccezione, giacché la via marittima fra Mediterraneo e Mare del nord era pericolosa. Per questa ragione i valichi alpini sopportavano un gran traffico, i signori che dominavano quei passaggi sgominarono i banditi e si prodigarono per offrire assistenza ai viaggiatori. Associazioni professionali di mulattieri offrivano i loro servizi, confraternite religiose organizzavano stazioni di soccorso.
Le fiere della Champagne si affermarono nel XII secolo, esse erano un punto d'incontro per i mercanti. I conti di Champagne offrivano le infrastrutture e la protezione. Queste fiere ruotavano in città a mezza strada fra l'Italia settentrionale e i Paesi bassi. Le fiere rappresentavano anche centri finanziari, diedero vita alle "lettere di fiera" e altri strumenti di credito.
Negli ultimi decenni del XIII secolo le rotte dal Mediterraneo al Mare del nord divennero sempre più frequenti, le merci arrivavano direttamente al grande mercato permanente di Bruges, sminuendo così il ruolo delle fiere.
Si era aperta una nuova fase, sorsero grandi società commerciali e finanziarie con filiali in tutte le grandi città, esse si sostituirono ai singoli mercanti. Era la rivoluzione commerciale.
Fino al XIII secolo il commercio era itinerante e avventuroso , ben presto si diffuse una forma di associazione chiamata commenda. Un mercante forniva il capitale e un altro affrontava il viaggio.
In seguito la "vera società" si sostituì alla commenda, queste ditte avevano soci in tutta l'Europa. Fornivano anche servizi bancari e possedevano miniere, le più famose erano i Bardi e i Peruzzi. Entrambe finirono in bancarotta nel XIV secolo per l'eccessiva esposizione creditizia nei confronti di sovrani insolventi.
I proprietari di navi potevano affittarle contemporaneamente a diversi mercanti, oppure un singolo imprenditore poteva noleggiare una nave e quindi venderne lo spazio ad altri mercanti.
Dato l'alto rischio del trasporto dei metalli preziosi, nelle fiere, si utilizzava il credito. Sebbene le cambiali fossero nate per rappresentare una merce reale finirono per essere usate come puri e semplici strumenti finanziari.
C'era una grande confusione data la molteplicità delle monete coniate e i loro diversi valori.
Molti usavano il sistema carolingio, ma in effetti le monete avevano quantità diverse di metallo prezioso per ogni entità statale. Per questo motivo prosperò la figura del cambiavalute, abile nel riconoscere i vari tipi di monetazione.
Solo nella seconda metà del XIII secolo si coniò una valuta stabile. A Firenze, nel 1252, venne coniato il fiorino d'oro.
Sulla soglia dell'anno mille il livello tecnologico era almeno pari a quello dell'antichità. L'industria più sviluppata era quella del panno. La seta e il cotone venivano prodotti solo in Italia e dalla Spagna musulmana.
I lavoratori specializzati, come i tintori, erano organizzati in corporazioni. L?industria era dominata da mercanti che fornivano la materia grezza casa per casa. In Italia esistevano anche capannoni industriali. La produttività crebbe dopo invenzioni come il telaio a pedale e la macchina idraulica per la follatura.
Anche l'industria metallurgica era importante, nella seconda metà del medioevo registrò un notevole progresso. Dal 1200 a. C. e per tutta l'antichità gli oggetti in ferro erano costosi e meno comuni, nel medioevo invece il ferro era il metallo più economico. Non solo c'era un miglior accesso al minerale, ma anche al combustibile. L'uso di energia idraulica per muovere mantici e martelli a leva risultarono fattori fondamentali.
Verso la fine del XIV secolo nacquero i precursori dell'altoforno che sostituirono la fucina catalana.
Le libere associazioni, in contrasto con gli schiavi dell'antichità, facilitarono l'evoluzione.
Nel nord si diffusero cognomi come Smith e Schmidt, questo testimonia l'alto numero di artigiani impegnati nella metallurgia.
Un'altra industria importante era quella del cuoio. Esso era impiegato per il mobilio, per l'abbigliamento, e per le attrezzatura industriali quali le valvole.
Alcune innovazioni arrivarono dall'esterno, per esempio la polvere da sparo dall'Asia, la tecnica della manifattura della carta era cinese, arrivò in Europa attraverso i musulmani, che l'avevano appresa dopo la battaglia di Talas nel 751.
Importante fu anche l'evoluzione del mulino. Dal I secolo a. C. si usavano semplici ruote idrauliche orizzontali. Quando Guglielmo il conquistatore ordinò un censimento delle risorse in Inghilterra (1086), i suoi agenti contarono 5.624 mulini ad acqua per circa 3.000 villaggi. Bisogna contare anche che l'Inghilterra non era una delle regioni più progredite d'Europa. Questi mulini erano poi più avanzati, avendo pale e ruote idrauliche verticali.
La forza idraulica veniva usata sia per macinare i cereali, sia per fare la carta, follare la lana, segare il legno, battere il ferro e filare la seta.
A Venezia, già nell'XI secolo, esisteva una ruota idraulica azionata dal movimento delle maree.
Ancora migliore fu il mulino a vento del XII secolo, esso però fu utilizzato in modo performante solo nelle pianure dell'Europa settentrionale, in particolar modo fu utilizzato nelle Fiandre per azionare le pompe utili alla bonifica.
Nel 1348 giunse dall'Asia un'epidemia di peste e la popolazione europea si ritrovò ridotta di almeno un terzo. Essa divenne endemica e cominciò a riproporsi ciclicamente. A questo va aggiunta un'escalation di violenza e guerra che accompagnò quegli stessi anni.
Nella prima metà del XIV secolo le perdite di raccolti furono estremamente gravi, la popolazione era già cominciata a calare in quel momento. Nello stesso periodo ci fu anche un peggioramento del clima, la vite scomparve dall'Inghilterra, gli inverni erano più rigidi. In Italia e in Spagna l'eccessiva deforestazione generò l'erosione dei suoli e la diminuzione della fertilità.
C'era una sovrappopolazione in rapporto alle risorse esistenti. In mancanza di nuove terre pascoli, brughiere e prati furono trasformati in campi coltivati, di conseguenza la dieta delle persone si trovava ora povera di quell'apporto proteico fornito dalla carne.
Molti signori tentarono di tornare alla coltivazione diretta delle proprie terre, tentando di ripristinare i vecchi obblighi. I contadini di tutta Europa misero in atto forti resistenze, solo nell'Europa orientale riuscirono ad essere asserviti.
Con la brusca caduta della domanda cerealicola delle città, il prezzo delle granaglie crebbe. La scarsità di lavoratori fece crescere anche i salati, quando i signori cercano di mettere un "tetto" ad essi generarono risentimenti. Questi problemi generarono una situazione di concorrenza fra proprietari terrieri che giovò ai contadini salariati.
La peste non venne tutta per nuocere e aprì le porte all'età moderna.
Fonti:
Storia economica del mondo / Dalla preistoria al XVII secolo, Cameron Rondo, Neal Lerry, Il Mulino, 2005.