Martin Verhoeven
Mercenario, Sergente, Capo fuorilegge
Abilità: Colpire con forza, colpire per stordire, disarmare, linguaggio segreto (battaglia), schivare, guidare carri, allevare animali, cavalcare, udito acuto, piè veloce, molto resistente, vista eccellente, visione notturna.
Equipaggiamento: Arco e quindici frecce, corpetto di maglia, elmo di ferro, scudo, spada, daga, pugnale, cappuccio di maglia, gambali di maglia, cavallo, cinque seguaci.
Segni particolari: Naso adunco, ghigno.
Occhi blu, capelli biondi, ventisette anni, nato a Marienburg.
Fascino: 16
Punti follia: 7 (furia)
Martin Verhoeven nasce nel 2473 nel
quartiere Suiddock di Marienburg. Sua madre morì di parto nel darlo
alla luce, suo padre era una guardia della ronda che perse il lavoro
per alcolismo.
L'infanzia di Martin è stata
difficile, il padre lo picchiava, doveva vivere elemosinando scarti
di pesce dai pescatori e dalle osterie, di tanto in tanto lavorava
come scaricatore di porto, tutto questo cercando di non farsi mettere
i piedi addosso dai vari criminali e sbruffoni della città. All'età
di 17 anni, indurito dalla vita, disilluso e stanco delle botte di
quel derelitto di suo padre, lo uccise in un impeto di rabbia. Fu
ritrovato con la testa fracassata in un canale e la sua morte fu
ricondotta allo stato di ubriachezza. Martin non ha mai avuto il
minimo rimorso per il parricidio.
All'età di 18 anni, stanco della vita
da miserabile, decise di cambiare radicalmente e tentare la fortuna.
Un capitano mercenario, tale Jan Arkenbout, cercava uomini forti da
arruolare per una campagna nell'Impero. Avrebbe dato una svolta alla
sua condizione o sarebbe morto provandoci, visto che era un ragazzone
dalle braccia possenti e dall'ampio torace venne subito arruolato.
Passò un intero anno nella provincia imperiale del Reikland, nella
foresta e sulle rive del fiume Reik per sgominare alcune bande di
briganti che, diventando troppo forti e numerose,stavano minacciando
seriamente alcune città. Passò i mesi freddi addestrandosi in una
roccaforte di confine, divenne abile nel tirare con l'arco e
nell'usare la spada. Il capitano Arkenbout, un omone dalla lunga
barba rossiccia, lo notò e gli fece i suoi sinceri complimenti.
Martin aveva dato un senso alla sua vita, finalmente aveva trovato
una professione che lo gratificava e lo faceva sentire qualcuno.
Durante la primavera e l'estate iniziò la campagna e Martin conobbe
la crudeltà della guerra. Vide morire molti amici e si guadagno un
paio di cicatrici. Le settimane passate a dormire nei boschi e a
compiere e subire imboscate lo indurirono e fecero di lui un uomo. A
campagna finita passò due anni nel Reikland lavorando come guardia
del corpo per alcuni mercanti.
Avendo finito i soldi guadagnati
durante la sua prima campagna, e provando nostalgia per la vita
militare, si incamminò verso il Middeland dove, si diceva, c'era oro
sonante per tutti i guerrieri volenterosi. Qui fu arruolato nelle
libere compagnie del Conte Elettore per stanare gli uomini-bestia
alle propaggini della Foresta di Drakwald. Passò tre anni nel
Middeland, visitò la citta del Lupo Bianco e conobbe gli orrori
delle creature del caos. La sua spada si bagnò innumerevoli volte
del sangue nero di queste creature. Nel corso di una spedizione
punitiva contro un tempio blasfemo nel profondo della foresta venne
ferito al capo da un'ascia scagliata da un uomo-bestia. Venne dato
per morto e venne ammassato su un carretto con altri cadaveri per
essere portato al luogo di sepoltura. Un becchino si accorse che
respirava ancora e lo portò urgentemente al tempio di Shallya. Qui
le monache guarirono le sue ferite, ma lo squarcio sulla sua testa
intaccò il suo equilibrio mentale rendendolo sempre più taciturno,
iroso e bramoso di sangue. Se Martin era già un mercenario senza
scrupoli, adesso avrebbe venduto l'anima dell'Imperatore per il suo
tornaconto personale.
Ormai venticinquenne decise di tornare
nel Reikland, un luogo che amava maggiormente del freddo Middeland,
con la sua gente spigolosa e le sue nevicate abbondanti.
Ad Altdorf tornò al suo lavoro di
guardia del corpo facendosi un nome, di tanto in tanto veniva
arruolato da mercanti e strozzini per compiere intimidazioni,
pestaggi e incendi dolosi.
Mentre era seduto alla taverna del
"Porco Grasso" vide entrare una figura a lui nota:
il capitano Arkenbout! Martin, sorpreso, lo salutò e gli chiese
cosa volesse. Il capitano rispose che stava ricercando i migliori tra
i suoi vecchi uomini per un lavoro di estrema importanza: un nobile
tileano, tale Ermenegildo Farneto, era stato scacciato dalla sua
cittadina fortificata nei Principati di Confine ed era intenzionato a
riprendersela con l'aiuto dei mercenari di Arkenbout. Martin accettò
senza pensarci un istante e si unì ancora una volta alla compagnia
mercenaria. Ritrovò alcuni vecchi amici e durante il viaggio se ne
fece di nuovi, la sua esperienza e i suoi buoni rapporti col capitano
lo fecero diventare un leader naturale tra i suoi pari.
Dinanzi alla cittadina di Castagnara,
un piccolo borgo fortificato abitato da esuli di varia provenienza,
volubili e fieri della loro indipendenza, venne messo un assedio.
Perdurò più di otto mesi. Mesi di sangue e sudore, di colpi di
cannone e sortire durissime.
Le
casse di Farneto iniziarono a svuotarsi e, decidendo avventatamente,
promise ai mercenari il saccheggio di tutte le case dei ricchi.
Rincuorati da questa prospettiva la compagnia combattè fino allo
stremo delle forze riuscendo, infine e con numerose perdite, a
entrare nella città e a massacrare la quasi totalità degli armati.
I cittadini suonarono le campane, dopo poche ore dall'ingresso dei
mercenari la città capitolò. Martin partecipò al saccheggio,
stuprò donne, massacro inermi e fece un sacco pieno d'oro. Facendosi
portare dai suoi, per goliardia, a trionfo su un carretto, diede vita
a due giorni e due notti di festa e bagordi. Il capitano
Arkenbout fu portato in trionfo e si unì ai festeggiamenti per mezza
giornata, ma Farneto dal suo palazzo vedeva la città bruciare e le
ricchezze spogliate da quelli che definiva "uno sciame di
cavallette". Chiamò quindi il capitano Arkenbout e gli fece
una proposta dolorosa quanto allettante. Farneto chiede al capitano
di tradire i mercenari, costringerli a consegnare armi e bottino per
poi attirarli in una piazza e massacrarli a colpi di cannone. Il
manipolo di balestrieri, artiglieri e cavalieri che rappresentavano
l'esercito personale del tileano erano dalla sua e poteva avere la
loro piena lealtà. Arkenbout, vecchio e stanco, visto che aveva già
deciso di ritirarsi dalla vita militare, accettò in cambio di un
podere, una fattoria e numerosi ori che lo avrebbero fatto vivere da
signore per il resto dei suoi giorni.
Con la scusa di una
grossa bevuta di birra i mercenari furono attirati in una piazzetta
senza vie d'uscita e quindi bersagliati dai temibili balestrieri di
Miragliano e dalle mitraglie delle colubrine poste strategicamente in
zone elevate e nascoste. Martin vide morire moltissimi amici, ma la
sua forza di volontà e la sua scaltrezza lo fecero sopravvivere. Con
meno di venti compagni riuscì a darsi alla fuga, ma solo cinque
riuscirono a dileguarsi per la campagna. Farneto non ritenne
necessario inseguire quei reietti feriti e disperati, ma non sa che
Martin medita vendetta.
Adesso Martin ha
ventisette anni, ha abbandonato la sua carriera da mercenario per
diventare il capo di una banda di fuorilegge. I suoi cinque compagni
bramano vendetta e vivono nei boschi dei Principati di Confine
sognando di impalare sulle picche le teste di Arkenbout e di
Farneto. Hanno fatto giuramento di sangue e niente li può separare,
vogliono ciò che gli spetta di diritto, ma soprattutto vogliono la
loro vendetta.